PIETRO PIOVANI E IL «BOLLETTINO DEL CENTRO DI STUDI VICHIANI»
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biamente, non
è
un caso risolto dalle sole letture crociane di ieri o dalle
sole letture anti-crociane di oggi, giacché, nella loro grandezza, le pagi­
ne vichiane di lui rimangono vittoriosamente superiori a ogni strumen­
talizzazione, o accorta o goffa»52. Né
è
stata meno significativa la finissi­
ma sensibilità storica che ha indotto l ’interprete a intuire la persistenza
di «eredità risorgimentali» nelle tesi post-risorgimentali non estranee al­
la grande cultura europea, a quell’originalissima «linea critica» che da
Vico
è
giunta a Cattaneo e Ferrari con la «mediazione e di Romagnosi e
della filosofia francese». Da qui le testimonianze di estrema crisi dell’e­
segesi spaventiana e, insieme, di quell’antico, persistente fermento criti­
co che nell’Ottocento aveva associato - su altri temi e per altre finalità -
il nome di Vico a quello di Hegel. Anche in questo caso l ’interprete si
sottraeva alla polemica brillante ma criticamente improvvisata, privile­
giando l ’indagine accurata e rigorosa. Lo conferma la lucida disposizio­
ne storiografica a riconoscere, contro la «goffaggine di capovolgimenti
e rinnegamenti ottusi», l’importanza di Hegel e dello hegelismo per la
fortuna ottocentesca di Vico. Occorreva, infatti, sottolineare accanto ai
limiti anche i meriti dell’«eclettismo» di Victor Cousin che pose il pro­
blema della collocazione europea dell’opera di Vico e delle possibili re­
lazioni con la filosofia romantica tedesca. Fu lui, inoltre, a stimolare gli
interventi di Quinet e Michelet, a esercitare una notevole influenza su
Ferrari e sugli «accostamenti hegeliani» di Cattaneo, abituando - con
Galluppi - gli studiosi napoletani dei primi decenni del secolo XTX a
«manipolare, un po’ storicamente, un po’ ecletticamente, storia e teore­
si», a far tesoro dei «suggerimenti culturali della Rivoluzione e della Re­
staurazione, in un’eredità post-illuministica e romantica, destinata a dar
vari risultati nel ripensamento della tradizione nazionale ora europeiz­
zata, cosmopolizzata, universalizzata, ora rivendicata in pretese purezze
autonome: momenti simili e opposti della ansiosa ricerca di un nuovo
inquadramento»53.
Non a caso, quella d’oltralpe
è
una cultura che, nella prima serie del
«Bollettino», ha conosciuto particolare accreditamento. Affidata inizial­
mente alle cure di Giorgio Mirandola, la ricerca su Vico nella Francia di
Sette e Ottocento non
è
rimasta rinchiusa nell’ambito filosofico. Se già
nel numero del 1972 ampio spazio conoscevano le indagini di carattere
52 P. PIOVANI,
Per gli studi vichiani,
cit., p. 392 e
I
d
.,
Presenza di Vico e terzo centenario
vichiano,
cit., p. 350.
53 I
d
.,
Per g li studi vichiani,
cit., p. 391;
I
d
.,
Pensiero e società in Vico
[1971], in
FNV,
p.
165 e
I
d
.,
Vico senza H egel
[1968], ivi, pp. 176-178. Cfr., in proposito, C.
V
asoli
,
Sul Vico di
Piovani,
in questo «Bollettino» XXIV-XXV (1994-1995), p. 148.
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