AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
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logici della filosofìa di Vico, sia per i pregiu
dizi di origine crociana sulla cattolicità rite
nuta artificiosa di quel pensiero, sia per la ri
gida posizione degli interpreti cattolici soste
nitori della ortodossia di Vico. 11 tema del
peccato originale va invece esaminato senza
poter prescindere dal problema esegetico che
Vico ha dovuto affrontare, particolarmente
quello della cronologia biblica; è qui infatti
che si matura la divaricazione tra storia sacra
e storia profana, il dualismo tra il popolo elet
to e il resto dell’umanità. Ebbene, dice Bot-
turi, «la
storia sacra
nella rappresentazione
che ne fa Vico è indispensabile come
criterio
ermeneuticodella stessa storia profana,
pur re
stando nella sua distinzione di principio e se
paratezza di svolgimento; anzi ha tale funzio
ne criteriologica proprio in forza della sua
differenza» (p. 40). In questo contesto risul
ta chiaro il ruolo attribuito al peccato origi
nale, che «fa la sua apparizione nel testo vi
chiano come
principio e limite invalicabile
della realizzazione storica dell’uomo\
princi
pio, in quanto la storia profana è storia co
munque postparadisiaca e postdiluviana; li
mite invalicabile, in quanto la vicenda stori
ca postlapsaria è in grado (provvidenzial
mente) di restaurare la condizione umana in
quanto tale, di recuperarne socialmente
Yhu
manitas
e di conservarla, ma non è in grado
di redimerla definitivamente e personalmen
te dal male» (p. 35). Dati questi presupposti,
la vicenda storica che si apre con il racconto
del diluvio e con la vicenda dei giganti di
venta consequenziale, perché costituisce «il
principio ermeneutico della ripartizione tra
storia sacra e storia profana e delle loro ca
ratteristiche» (pp. 36-37); e la Provvidenza
«storica naturale» «garantisce comunque la
presenza di Dio
nella
condizione umana del
la caduta e con ciò istituisce la possibilità che
la vicenda umana sia storica» (p. 37). Vico cri
tica l’impostazione filosofica tanto del giu
snaturalismo razionalistico quanto dell’utili
tarismo materialistico contrapponendovi la
centralità antropologica del peccato origina
le, funzionale «per rendere pensabile la con
nessione di indigenza mentale e di raziona
lità, di individualità egoistica conflittuale e di
socialità comunicativa, di impotenza e di pro
gresso» (p. 43). Dopo avere esaminato nel
Di
ritto universale
e nella
Scienza nuova
la rico
struzione genetica che Vico fa del tema del
peccato originale, Botturi sottolinea la «
para
dossale positività»
della situazione dell’uomo
decaduto proprio in quanto anche questa
condizione mantiene il legame con il divino e
lo inserisce nell’azione umana «come un or
dine trascendente che sottrae la condizione
umana alla pulsione distruttiva del bisogno»,
veicolando la possibilità di ritrovare la «via
del vero» (p.
46).
Dunque, «la natura umana
corrotta porta in sé la sua regola provviden
ziale» (p.
47);
su questo presupposto, dice
Botturi, è possibile seguire la parabola ope
rativa dell’uomo; a partire da quel
pudore
che, se costituisce da una parte la pena inflit
ta per il peccato, dall’altra «è anche condi
zione di possibilità dell’istituzione di qualsia
si relazione, perché non permette all’uomo di
operare con piena e quindi ottusa adeguatez
za a se stesso» (p.
48).
Il pudore viene pro
gressivamente oggettivato nel senso comune;
diventa «istituzione e garanzia dell’esistenza
sociale e insieme criterio ermeneutico del
grado di civiltà di un popolo» (p.
53).
L’A.
conclude perciò che «il
peccato originale
ha
così in Vico un fondamentale significato
'po
litico',
entro il quale il
pudore
gioca la fun
zione determinante del
discrimine
tra l’inci
denza del peccato originale come catastrofe
oppure come evento provvidenziale» (p.
54).
[A. S.]
9. BRACCINI Sabrina, recensione a A.
PONS,
Da VicoaMichelet
(Pisa, ETS, 2004), in
.html»
10. BRENNAN
Timothy,
EdwardSaid and
Comparative Literature,
in «Journal of Pale
stine Studies» XXXIII
(2004) 3,
pp.
23-37.
L’A. prende in esame l’opera di ridefini
zione compiuta fra il
1969
e il
1979
da
Edward Said nei confronti dei canoni degli
studi comparati, sottolineando, fra l’altro, co
me abbia offerto nuovi strumenti concettua
li, indicato un nuovo «pantheon critico»
comprendente autori come Vico e Schwab e,
soprattutto, concepito un metodo alternati-