238
AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
in
Natura e storia
, a cura di L. Bianchi, Na
poli, Liguori, 2005, pp.199-228.
La «sfida di Cartesio» di cui qui si parla è
quella mossa dal filosofo francese sul terreno
della teoria del linguaggio e rappresentata dal
la cesura impressa ad una lunga tradizione an
cora fortemente vitale nel pensiero moderno.
Tradizione che, pur se diversamente declinata,
può essere definita, generalmente e generica
mente, «continuista» - traccia cioè una linea
continua
tra uomo e animale - che legge il lin
guaggio come caratteristica «naturale» di tut
te le specie animali fino all’uomo. L’attribu
zione esclusiva invece, da parte di Cartesio, del
linguaggio all’uomo comporta ed è insieme il
sintomo di importanti spostamenti teorici; il
linguaggio non è più considerato tanto come
strumento espressivo, ma piuttosto schietta
mente cognitivo, e sottratto al nesso con la cor
poreità. Ciò cheera allora ingioco era una nuo
va definizione dell’umano.
L’A. non prende in esame tanto le posi
zioni di coloro che in vario modo si oppose
ro a Cartesio ma sembravano, continuando
ad affermare forme di continuismo, «manca
re l’obiettivo» (p. 205); esamina piuttosto
due autori - Vico ed Herder - che, pur ri
fiutando importanti presupposti della teoria
cartesiana, il dualismo innanzitutto, ne rac
colsero in qualche modo la «sfida».
L’anticartesianesimo vichiano passa cer
to attraverso un privilegiamento della corpo
reità, ma non nel senso estremizzato e sem
plificato voluto da alcune interpretazioni a
noi contemporanee. Il nesso corpo-linguag
gio è infatti senza dubbio, contro Cartesio,
ineludibile, ma costituisce il fondamento di
modalità cognitive propriamente umane.
Due gli argomenti fondamentali di Vico a
proposito individuati dall’A.: «da una parte
lo spostamento progressivo della concezione
della topica (e
dev'ingegno
che ne forma il
corrispettivo gnoseologico) dalla seconda al
la prima operazione della mente umana, dal
giudizio alla percezione; dall’altra, la teoria
della metafora [...]» (p. 208). In tal modo la
corporeità stessa viene assunta a strumento e
punto di partenza delle prime forme di astra
zione: è il linguaggio, che nasce dal corpo ed
insieme al corpo, a consentirle. E se il supe
ramento dei confini del corpo è possibile, co
me dei limiti di una dimensione di pura ani
malità, è grazie ad una mente che opera «in
gegnosamente», lontana dalla ragione carte
siana già adulta e compiuta, non senza, sot
tolinea l’A., un rimando all’azione di fondo
della Provvidenza.
La prospettiva di Herder è naturalmen
te diversa, innanzitutto per l’accettazione
dell’ipotesi «continuista», all’interno della
quale, tuttavia, il
corpo
della specie umana e
il suo nesso con il linguaggio segnano uno
scarto. Se gli animali infatti posseggono cer
tamente una forma di linguaggio espressivo,
naturale e istintivo, l’uomo ne fa piuttosto
uno strumento cognitivo, indispensabile al
l’esplicazione della propria natura. Ciò è re
so possibile dalla caratterizzazione herderia-
na del linguaggio come mezzo di «identifi
cazione di oggetti mediante contrassegni»
(p. 221).
Al di là di differenze anche radicali tra i
due pensatori, i punti di convergenza sono
dunque fortemente significativi: il nesso sta
bilito tra linguaggio e
specificità
della natura
umana, e insieme, il riferimento necessario di
quel nesso alla dimensione corporeo-sensibi-
le, anch’essa specificamente umana.
[M. R.]
28.
GlLBHARD
Thomas, recensione a
G.
Vico
,La Scienza nuova
1730, a cura di P. Cri-
stofolini con la collaborazione di M. Sanna
(Napoli, Alfredo Guida Editore, 2004), in
«Philosophischer Literaturanzeiger» LVIII
(2005), pp. 349-351.
29.
GlRARD
Pierre, recensione a O. Re-
MAUD,
Les arcbives de l’humanité: essai sur la
philosophie de Vico
(Paris, Editions du Seuil,
2004), in «Quinzaine Litteraire» (2004) p. 19.
30.
G o rd o n
D., recensione a R. C. Mi-
nf.r,
Vico: Genealogist of modemity
(Notre
Dame, IN, University of Notre Dame P,
2002), in «Library Journal» CXXVII (2002)
6, pp. 111-112.