242
AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
romano aveva indagato nella concretezza sto­
rica delle effettive condizioni sociali e politiche
della
civitas
, senza mai assimilarle al modello
di legislazione e di cultura d’origine greca» (p.
6), il suo ‘antagonista’ Grandi sosteneva pro­
prio la genesi greca dello
ius
romano, non ne­
gando tuttavia il proprio interesse nei con­
fronti dell’opera vichiana, della quale apprez­
zava i «fondamentali motivi d’indagine sul­
l’antico diritto romano» (p. 9). «La polemica
pandettaria» - dichiara Lomonaco, mettendo
bene in evidenza il senso più vero di questa sua
indagine - «non era stata soltanto la manife­
stazione di un banale contrasto tra eruditi, di
una controversia accademica, interna allo Stu­
dio pisano [...]. Essa aveva introdotto la que­
stione della continuità d’uso del diritto roma­
no giustinianeo nell’alto medioevo, complica­
ta dal connesso problema del fondamento di
validità dello
ius commune»
(p. 14), come pu­
re aveva sollecitato in Tanucci - ancora teori­
camente sostenuto dall’opera di Vico - l’intui­
zione che in detta disputa dovessero essere rin­
tracciate «le origini degli ordinamenti politici
italiani» (p. 16).
L’A. prosegue chiarendo i motivi per cui
intorno a! 1730 - esauritasi ormai la polemi­
ca sulle origini delle Pandette - il dibattito
intorno la genesi dell’antico diritto romano
divenne sempre più acceso. In area padova­
na Lomonaco ricorda Niccolò Concina, il
quale manifestò il proprio dissenso contro il
diritto dei ‘moderni’ giusnaturalisti Grozio,
Selden e Pufendorf, mentre nell’ambiente
napoletano fa menzione di Damiano Roma­
no, che pur intendendo il diritto quale ma­
nifestazione storica del mondo umano, non
riesce a cogliere pienamente la ‘romanità’
delle XII Tavole. Romano - chiarisce Lomo­
naco -, è ben lontano dal pensiero di Vico,
del quale «mostra di non saper cogliere l’o­
riginalità di una lettura che interpreta l’anti­
co
ius
romano in termini di legislazione agra­
ria per accedere alla vera ‘chiave’ dell’intera
storia romana e alla spiegazione della persi­
stenza del
nesso
, quale originaria ‘assuefazio­
ne’ alla ‘dominazione’ dei
patres»
(p. 28).
Dopo un accenno a Giovanni Lami, se­
guono dense pagine dedicate ad Emmanuele
Duni, nelle quali l’A. fa ben comprendere la
profondità del
vichismo
di questo storico del
diritto, il cui pensiero diviene profonda testi­
monianza esplicativa di «una nuova maniera
di sentire e di porre sul piano teorico il pro­
blema della storia, di condividere il tono an­
timetafisico dominante la
filosofia
meridio­
nale di secondo Settecento» (pp. 46-47). E
proprio dopo la testimonianza di Duni che il
confronto settecentesco sulla legislazione ro­
mana tende lentamente ma inesorabilmente
ad estinguersi, e con esso pure quei richiami
al pensiero di Vico, che hanno contribuito ad
incrementarne la storia della fortuna.
Si aprono, a questo punto, le pagine con­
clusive e più interessanti della disamina, che
approfondiscono temi teorici e storiografici,
utili alla comprensione dello studio della so­
cietà moderna e della sua genesi, delle sue
fonti come pure di quei fattori di continuità
dei suoi tratti costitutivi. «Nella Napoli di Fi­
langieri e Pagano, di Grimaldi e Di Genna­
ro» - così l’A. - «Vico è certo notissimo ma
è anche un pensatore scomodo, asistematico,
originalissimo e sempre stimolante» (p. 47).
Il pensiero del filosofo napoletano nelle pa­
gine di Pagano e Delfico assume ora una rin­
novata finalità di pedagogia governativa, tan­
to che «nella
politicità
della sua lezione i
riformatori meridionali di formazione geno-
vesiana possono trovare i presupposti teori­
ci della loro polemica contro l’anarchia feu­
dale e il potere temporale della Chiesa ro­
mana [...]. In tale contesto, i contenuti del
vichismo storiografico italiano di fine Sette­
cento subiscono significative trasformazioni
per le nuove esigenze teoriche e storiche as­
sai differenziate che si collocano nel compli­
cato processo di unità e rifondazione dell’i­
dentità nazionale» (pp. 48-49, 54).
Questi i temi di fondo dell’indagine, che
ci sembra tanto più interessante proprio per­
ché tesa ad investigare una fase particolare
della storia della fortuna di Vico e a chiarire
i termini di un dibattito, del quale Lomona­
co non solo mette giustamente in luce l’iste­
rilimento dogmatico di alcune voci riguardo
le discussioni sull’origine dell’antico
ius
, ma
anche quella critica che, resasi manifesta alla
fine del Settecento, ne denuncia tutte le
deformazioni ‘bizantine’ negli allora attuali
ordinamenti legislativi.
[A. Scogn.J
1...,232,233,234,235,236,237,238,239,240,241 243,244,245,246,247,248,249,250,251,252,...272