AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
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39.
L
onne
Karl-Egon, recensione a G.
C
acciatore
,
Metaphysik, Poesie und Gescbi-
ehte. Ubcr die Philosophie voti Giambattista
Vico
(Berlin, Akademia Verlag, 2002), in «Hi-
storische Zeitschrift» CCLXXVII (2003) 2,
pp. 446-447.
40.
L
uchi
Bonaventura,
Compendio del­
lo spinozismo,
introduzione, traduzione e no­
te a cura di F. De Carolis, Napoli, Edizioni
Magna Grecia, 2005, pp. 151.
Il testo presenta la traduzione italiana del­
la prima lezione tenuta nel 1738 in una Uni­
versità italiana avente per argomento la dottri­
na di Spinoza: si tratta dello
Spinozismi Syn-
tagma
con la quale Bonaventura Luchi (1700-
1785), docente a Padova di Metafisica, inau­
gurò gli studi della cattedra di metafisica sco-
tista. Francescano conventuale, Luchi ap­
profondì alcune delle tematiche portanti del
Trattatoteologico-politico
e argomenti della cri­
tica biblica legati in particolare al deismo e a
Toland. Tra i primi a intervenire nel dibattito
su Spinoza, ne mise naturalmente in rilievo la
forte componente materialista, che «sarebbe
servita anche per inquadrare altre filosofie, co­
me quella di Giambattista Vico, considerato
dal Luchi come un interprete della primitiva
storia degli uomini legato eccessivamente alla
concezione lucreziana. Per Luchi, quindi, egli
è lontano dal riferimento effettivo al testo bi­
blico e, specificamente, alla
Genesi
, alla storia
dei Patriarchi e a quella, particolarmente, di
Noè e dell’umanità post-diluviana [...]. Ciò va
posto in relazione alle letture di sapore lucre-
ziano della prima storia dell’umanità che si era­
no andate diffondendo e con cui sicuramente
si confrontò il Vico giovane e meno giovane.
Ricordiamo che Ledere, che fu oggetto di cri­
tica da parte di Luchi, fu estimatore del Vico,
contro il quale polemizzò Luchi» (p. 20).
Ricordando anche le annotazioni e i rife­
rimenti al Luchi fatte da Nicolini nel com­
mentare le opere di Vico (p. 103), De Caro­
lis vede in questa orazione una «sintesi, qua­
si sempre personale, tra le diverse tesi di due
autori, Spinoza e Bayle, che risulta di sicura
rilevanza» (p. 17).
[M. S.l
41.
L
uglio
Davide,
Sentimento del vuo­
to e memoria dell’assenza. La presenza di Vi­
co nella poetica ungarettiana,
in «Revue des
Études Italiennes» XLIX (2003) 1-2, pp.
143-156.
Il saggio indaga sulla presenza della filo­
sofia di Vico entro la riflessione estetica di
Giuseppe Ungaretti. Dalla puntuale ricogni­
zione dei lavori critici del poeta risulta che
questi dedicò a Vico due prolusioni tenute
durante il proprio impegno professorale in
Brasile (
Posizione storica e grandezza di
Giambattista Vico,
e
Influenza di Vico sulle
teorie estetiche di oggi),
cui vanno aggiunte le
ampie digressioni in due conferenze su Man­
zoni, oltre che riferimenti e considerazioni
varie presenti in altri scritti.
L’A. mette bene in luce come, in en­
trambe le lezioni tenute in Brasile, Vico sia
inteso dal poeta come l’unico filosofo - ec­
cetto Platone e Bergson - sul quale valga dav­
vero la pena soffermarsi. A tale proposito ri­
leva, quindi, che Ungaretti accomuna entro
la medesima problematica - quella del tem­
po e della sua durata - il pensiero del filosofo
napoletano e quello di Bergson, facendo del
primo addirittura un precursore del secon­
do. Questo confronto dcU’uomo con la du­
rata del tempo avvia in Ungaretti una rifles­
sione sulla dialettica tra la categoria del ‘pe­
renne’ e quella del ‘perituro’, cui si ricolle­
gano due tra le componenti più importanti
della sua poetica, ovvero il sentimento del­
l’eterno («sentimento del vuoto»), e il lavoro
di memoria sulla storia («memoria dell’as­
senza»). «È proprio in questi due riferimen­
ti» - dichiara Luglio - « [...] che ci sembra
appaia in modo significativo la presenza di
Vico, il quale ha costruito il proprio percor­
so filosofico attorno a queste stesse nozioni
nel tentativo di illuminare la filosofia trami­
te la filologia» (pp. 144-145).
11legame più profondo che unisce il pen­
siero vichiano e la poesia di Ungaretti è, dun­
que, da ravvisare per l’A. tanto nella comune
convinzione che ogni idea, ogni percezione
evidente e manifestazione delTetemo può
aversi solo nella storia, quanto nell’impor­
tanza che Ungaretti attribuisce, sulla scorta
di Vico, alla memoria, che intende «all’origi-
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