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AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
che l’idea che il prof. Otto ha della filosofia si
caratterizza per essere esclusivamente teore-
ticistica, fino a rischiare di cadere in quello
che per me è il rischio della logica dell’astrat­
to, che consente ogni forma di avvicinamen­
to tra testi ed autori diversi, giacché ciò che
conta è la logica e non la forza delle cose. Per
tutto ciò capisco bene che la posizione del
prof. Otto è del tutto incompatibile con quel­
la di chi,come il Piovani, concepiva l’idea del­
la filosofìa come sapere storico. Fin qui tutto
è chiaro e tutto è giustificabile. Ciò che non
mi sembra chiaro, giustificabile, tollerabile è
la presunzione che la propria filosofia sia 1’
unica vera, così da escludere la filosoficità dei
pensieri altrui: cosa in cui, forse, può credere
solo chi persevera a rimanere in una ormai
tradizionalissima, vecchia idea metafisica ed
ontologica dei sapere filosofico. Perciò io che
non condivido questa idea della filosofia e che
non condivido nemmeno l’utilizzazione che il
prof. Otto fa della filosofia di Vico, letta alla
luce della sua filosofia, con sovrana indiffe­
renza per qualsiasi preoccupazione filologica
e quasi del tutto disinteressata del «tempo» e
del «contesto» (senza di cui, a mio credere,
non è possibile leggere, con correttezza filo­
logica e storiografica, nessun filosofo del pas­
sato e del presente), non mi permetterò mai
di giudicare «falsa» questa filosofia, ma,
tutt’al più,
sbagliata
e mi sforzerei di dimo­
strarlo senza affidarmi a giudizi apodittici, co­
me possono fare solo i metafisici. In vero cre­
do che il prof. Otto non conosca (e, se la co­
nosce, non condivide) la concezione del la­
voro filosofico che Piovani enunciò con la for­
mula del «lavorare in proprio», ossia senza
utilizzare, per discorsi propri, i discorsi altrui.
Ciò è altra prova dell’ incompatibilità della fi­
losofia del prof. Otto con quella del Piovani,
forse «sbagliata» ma di certo non «falsa», os­
sia capace di falsificazione, il che può dirlo,
sbagliando, solo chi non conosce la filosofia
di Piovani e che, falsificando, parla di ciò che
non conosce.
[F. T J
56.
P
almer
Lucia M.,
Vico and Pragma­
tismi New Variations on Vichian Themes,
in
«Transactions of thè Charles S. Peirce So­
ciety» XXXVIII (2002), pp. 433-440.
II
saggio si propone di suggerire gli spun­
ti per un confronto fra alcuni temi essenziali
della filosofia vichiana e analoghi motivi im­
posti dal pragmatismo americano ed euro­
peo all’attenzione del pensiero contempora­
neo.
Pur nella evidente diversità fra le molte­
plici forme assunte dal pragmatismo, la Pal­
mer muove dalla convinzione che sia possi­
bile individuare un «common pragmatic de­
nominator» (p. 435) articolabile in quattro
aspetti fondamentali:
«First,
all pragmatists
reject thè foundational metaphor of know-
ledge. In various ways they all reject thè no-
tion that knowledge has a fixed foundation
[...].
Second,
all pragmatists reject Cartesia-
nism [...].
Third,
all pragmatists with coun-
ted exceptions such as Rorty, Habermas and
possibly Lewis, naturalize thè mind [...].
Fourth,
all [pragmatists] accepted as thè pro-
per object of inquiry exactly what Descartes
considered gibberish: history, rhetoric and li-
terature» (pp. 435-436,
passim).
All’interno
di questa cornice, le maggiori affinità con Vi­
co sono rinvenute dall’A. nella teoria del
ve-
rum-factum,
nel problema della natura della
verità matematica e, infine, nella critica al
cartesianesimo.
Sin dalla prima
Orazione inaugurale
(in­
centrata sulla nozione della conoscenza di sé
come fondamento per la costruzione di un
sapere non strettamente contemplativo) e
lungo un percorso di progressiva precisazio­
ne e determinazione che si conclude soltan­
to con l’ultima redazione della
Scienza nuo­
va,
«thè rejection of thè myth of thè given and
spectator theory of knowledge is a constant
theme of Vico’s writings» (p. 436). Dalla teo­
ria del
verum-factum
emerge così un «con­
structive approach» (p. 437) che, ad esem­
pio, può richiamare alcuni atteggiamenti del
pensiero di James e che, parallelamente, sol­
leva, a proposito dello statuto delle entità
astratte, un medesimo ordine di problemi:
«thè status of thè propositions of mathema-
tics and more generally abstract propositions
is achallenge toboth [Vicoejames]»
(ibid.).
Il quadro storico è senz’altro diverso, così co­
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