AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
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cace sintesi, figure e problemi della «scuola»
italiana tra Seicento e Settecento (da Redi a
Magalotti e Dati, pp. 334-339), giungendo a
illustrare il contributo originale della cultura
meridionale per gli importanti richiami a
Cornelio e a Sersale (pp. 336-340), ma so
prattutto a Matteo Egizio e alla sua
Oratio De
scientiarum ambiguitate
del 1695 (p. 340). Le
relative problematiche appaiono all’esperto
interprete come l’orizzonte proprio del rap
porto scienza-filosofìa cui partecipa diretta-
mente il «primo Vico»: «It was during thè
controversies of these years that Vico, as is
well know, made his first investigations, for-
med is own convictions, passed from one po-
sition to another. He too was of thè opinion
that, after almost century, thè scientific revo
lution, from geometry to medicine, had left
things as they were. Unable to understand
reality, to attain true knowledge, Science was
reduced to techniques, to thè practice of ar-
tisans and humble mechanics»
(ibid.).
[F. L.]
63.
R
icuperati
Giuseppe,
L'immagine
della Spagna a Napoli nel primo Settecento:
Vico, Carafa, Doria e Giurinone,
in
Alle origi
ni di una nazione. Antispagnolismo e identità
italiana,
a cura di A. Musi, Milano, Guerini
e Associati, 2003, pp. 83-111.
L’A. si propone di ripercorrere il tema
dell’antispagnolismo nell’Italia del Settecen
to «attraverso alcune grandi avventure indi
viduali collocate prevalentemente a Napoli
nei primi decenni del Settecento e che in mo
di diversi, ma sensibili, hanno reagito alla cri
si di un lungo dominio, elaborandone un’im
magine critica e comunque rivelando in que
sta riflessione il loro modo di reagire e di
adattarsi al mutamento» (p. 83). Un percor
so che prende le mosse dall’esperienza di
«dialogo con gli intellettuali» rappresentata
dall’Accademia di Medinaceli (p. 91) e si sof
ferma in particolare sulla delicata svolta di
inizio secolo, caratterizzata dal passaggio del
Regno dalla dominazione spagnola a quella
dei Borbone d’Austria ma anche dalla con
comitante scomparsa di Innocenzo XII nel
contesto dei vivaci conflitti giurisdizionali
connessi all’attività del Sant’Uffizio.
Scelta filoaustriaca è quella di Tiberio
Carafa (sulla tradizione manoscritta delle cui
Memorie
FA. offre importanti indicazioni ai
fini di un’auspicata edizione critica), motiva
ta dalla speranza di recuperare il ruolo del
l’aristocrazia nazionale all’interno di un nuo
vo e più aperto equilibrio fra centro e peri
feria garantito dall’ingresso nel sistema im
periale ruotante su Vienna. Viceversa, Paolo
Mattia Doria «non cerca affatto di ricupera
re le ragioni dei principi napoletani, ma nel
lo stesso tempo non compie neppure quel
l’operazione di astuto adeguamento al nuo
vo regime tipica di gran parte dei togati e del
ceto civile» (p. 97). Proprio la polemica an
tibaronale (e giurisdizionalista) lo spinge an
che a recuperare alcuni istituti creati dagli
spagnoli, oltre che ad una posizione assai cri
tica nei confronti della congiura del principe
di Macchia. Sulla quale, invece, a distanza di
oltre vent’anni sorvola prudentemente nel-
l’
Istoria civile
Pietro Giannone (acuto osser
vatore delle circostanze politiche del passag
gio di dinastia in una lettera del 1700 a Car
lo Sabattelli su cui FA. si sofferma ampia
mente), mentre condivide con Doria un giu
dizio articolato sull’azione degli spagnoli, di
cui condanna la condotta vessatoria, il du
plice ‘vizio’ della ‘profusione’ alimentata dal
la ‘rapacità’ nei confronti delle province, ma
di cui apprezza anche, così come aveva fatto
Fautore della
Vita civile,
l’opera di ricostru
zione del viceré del Carpio.
Più sfumata in questo contesto la posi
zione di Vico, già coinvolto in prima perso
na nell’Accademia di Medinaceli, cui aveva
offerto «una lezione non priva di interesse,
ma sostanzialmente erudita ed inserita in un
contesto abbastanza asettico e rassicurante»
(p. 86), e il cui successivo ‘antispagnolismo’
«si allontana da un confronto diretto con la
politica contingente, preferendo il futuro al
presente» (p. 97), come mostra fra l’altro il
suo interesse per le riforme degli studi lega
te al primo riformismo borbonico.
[D. A ]