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AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
64.
R
icobello
Armando,
Vico fra ba
rocco e Postmoderno.
Recensione a G.
PA
TELLA,
Giambattista Vico. Tra Barocco e Po
stmoderno
(Milano, Mimesis, 2005), in
«L’Osservatore Romano», 10-2-2006, p. 3.
65.
ROTA
Giovanni,
La «circolazione del
pensiero» secondo Bertrando Spaventa,
in
«Rivista di Storia della Filosofia» LX (2005)
4, pp. 655-686.
L’A., prendendo spunto dal severo giu
dizio di Gramsci su Bertrando Spaventa, of
fre una acuta lettura dalla tesi di quest’ ulti
mo della «circolazione del pensiero italiano»
e della sua rielaborazione da parte di Genti
le. Il saggio è ricco gli spunti di riflessione per
gli studiosi di Vico; com’è noto, infatti, il
pensatore napoletano nelFinterpretazione di
Spaventa cessava di essere l’epigono di
un’antichissima quanto mitica sapienza itali
ca per assumere il ruolo, ancorché storica
mente anomalo, di precursore dell’idealismo
tedesco. Il Vico di Spaventa, liberato dal
l’ontologismo e dalla
philosophia perennis
custodita dal cattolicesimo, restava però a
margini della più complessa ricostruzione
dei rapporti ideali della filosofia italiana con
quella europea. Nella sua dimensione teore
tica, come ricordato dall’A., la revisione cri
tica di Spaventa della hegeliana esaltazione
dello spirito della Riforma all’origine del
pensiero moderno e dei giudizi non certo lu
singhieri su cattolicesimo e latinità, suscitava
la decisa opposizione tra quanti, in
primis
A.Vera, si ritenevano depositari dell’ orto
dossia idealista. L’A., soffermandosi in parti
colare sull’opera di Raffaele Mariano (pp.
667-673), sottolinea come per quest’ultimo
l’intera cultura filosofica italiana da Vico in
poi sarebbe rimasta sostanzialmente estranea
al movimento filosofico culminato nell’idea
lismo hegeliano. «L’appassionata ripresa del
la figura e del pensiero di Spaventa da parte
di Gentile nei primi anni del Novecento rien
trava nel progetto di radicale ristrutturazio
ne della cultura nazionale portato avanti al
fianco di Croce» (p. 674). In questa prospet
tiva, Gentile reimpostava in chiave attualisti-
ca il problema della «circolazione» e dei rap
porti tra nazionalità e filosofia, distanzian
dosi dalle categorie strutturali della storio
grafia dello Spaventa. Infatti, come rileva
l’A., mentre «lo schema circolare di Spaven
ta imponeva allo spirito di vagare da una
stanza all’altra, lasciandone qualcuna mo
mentaneamente vuota e in condizione di le
targo, non partecipe del movimento pro
gressivo. Gentile non cercava un filo con cui
concatenare in ordine storico-logico Bruno,
Spinoza, Vico, Kant, Hegel, Gioberti, ma
tentava di definire i successivi cambiamenti
di atmosfera intellettuale che investivano tut
ta l’Europa e che, nei diversi stadi, racco
glievano insieme i contemporanei, a prescin
dere dalle nazioni in cui si trovavano a filo
sofare, per farli tutti quanti partecipi del me
desimo movimento di pensiero» (p. 678). E
vale la pena sottolineare il ruolo di Vico en
tro questa visione continuista dello sviluppo
dello spirito. La scansione e la dialettica in
terna delle diverse fasi del pensiero vichiano,
per Gentile, altro non sarebbe che lo svolgi
mento dei nuclei teorici del neoplatonismo
rinascimentale italiano, vero fondamento
della partecipazione ideale di Vico ai fer
menti filosofici del tempo e delle sue intui
zioni precorritrici.
TR. M.]
66.
RUGGIERO Raffaele, recensione a
A.
BATTISTINI,
Vico tra antichi e moderni
(Bolo
gna,
Il
Mulino,
2004),
in «Critica letteraria»
CXXVI (2005) 33,
pp.
185-189.
67.
SANDRELLI
Francesco,
Il senso comu
ne da Giambattista Vico ad Emilio Betti,
in
«Aquinas; Rivista Internazionale di Filoso
fia» XLVI (2003) 1, pp.93-113.
Il
saggio esamina, forse un po’ troppo
schematicamente, il retaggio vichiano - nel
lo specifico quello della
Sn44 -
presente nel
l’impostazione di fondo della
Teoria genera
le dell’interpretazione
di Emilio Betti (Mila
no, Giuffrè, 1955).
Guardando al capolavoro vichiano più
come ad una
«hermeneutica historiae»
che co