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AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
Roush Sherry analizza gli
Affettidi un di­
sperato
individuando alcune modalità delle
rime di Guido Cavalcanti e del manierismo
poetico di Giovanni Della Casa. Inoltre, l’A.
sostiene che il poema di Vico merita di esse­
re letto a prescindere dall’elemento autobio­
grafico, in quanto sono in esso anche presenti
elementi propri dell’atmosfera filosofica del
diciassettesimo secolo sulle origini delle pas­
sioni e in generale degli affetti.
72.
S
pinelli
Tiziana,
«Come le api».
L’Accademia napoletana degli Uniti. 1692-
1703,
in «Napoli Nobilissima» II (2001) 1-4,
pp. 93-100.
Il
saggio ripercorre la breve vicenda del-
l’Accademia degli Uniti, «cerniera tra l’espe­
rienza dell’ultima generazione degli Infuria­
ti e quella dell’Accademia di palazzo o di Me-
dinacoeli» (p. 93). Fondata nel febbraio 1692
in san Domenico, probabilmente su iniziati­
va dell’avvocato Carlo Antonio Stella, l’Ac-
cademia include al suo interno aristocratici,
togati e professori; fra i suoi membri figura­
no alcuni dei principali protagonisti della
congiura del principe di Macchia, fra cui
Carlo Domenico di Sangro e Tiberio Carata,
cosa che probabilmente contribuì a determi­
narne la chiusura. Giambattista Vico vi fu
ascritto nel 1693, probabilmente per l’inter­
vento di Giuseppe Valletta, e come accade­
mico Unito pubblicò, come è noto, gli
Affet­
ti di un disperato.
Nella scarsità della docu­
mentazione riguardante l’Accademia - non
risultano infatti essersi conservati i verbali
delle tornate - l’A. ricostruisce i temi tratta­
ti sulla base delle notizie fornite da giornali e
memorie e dei testi pubblicati dai singoli ac­
cademici. Il recupero del modello petrarche­
sco sembra accompagnarsi a un interesse per
la poesia del Tasso, indirizzato in particolare
verso l’
Aminta
all’interno di «un panorama
letterario in cui è viva la discussione sul ge­
nere della
favola»
(p. 97), mentre le osserva­
zioni di Matteo Egizio sull’ambiguità delle
scienze coniugano, secondo l’A.,istanze apo­
logetiche e tradizione investigante.
[D. A ]
73.
SKAGESTAD
Peter,
Collingwood and
Berlin: A Comparison,
in «Journal of thè Hi-
story of Ideas» LXVI (2005) 1, pp. 99-112.
Il
confronto tra la concezione della sto­
ria di Berlin e quella del suo maestro oxo­
niense Collingwood - da cui pure il primo si
distacca sotto molti riguardi, specialmente
per influenza del pensiero di Dilthey - con­
duce Skagestad a riconoscere nell’analisi di
Berlin della implosione dell’illuminismo una
«illustrazione esemplare» dalla dottrina col-
lingwoodiana di come le «presupposizioni
assolute», cioè i modelli metafisici e i quadri
di riferimento categoriali di un’epoca, siano
soggetti al cambiamento. Indice particolare
di questa linea di discendenza è l’interpreta­
zione di Vico, al cui studio Berlin fu intro­
dotto proprio dal Collingwood traduttore di
Croce.
[L. P. C.]
74.
T
akayanaci
Shun’ichi, recensione a
R.
C. MlNER,
Vico: Genealogist of modernity
(Notre Dame, IN, University of Notre Dame
P., 2002), in «Modem Schoolman» LXXXI
(2004)2, pp. 154-158.
75.
T
o sel
André, La
Scienza nuova
di Vi­
co di fronte alla
Mathesis universalis,
in
«Quaderni materialisti» III-IV (2004-2005),
pp. 5-19.
L’A. sottolinea l’intenzionalità scientifica
della «scienza nuova» vichiana, mettendola a
confronto con lo scenario post-cartesiano nel­
la prospettiva della revisione in corso nel mo­
dello della
mathesis universalis.
Tuttavia, no­
nostante la via perseguita da Spinoza allontani
un simile modello, circoscrivendosi nella cor­
nice di una «scienza dell’etica estesa al politi­
co», Vico tende invece a riproporlo proprio te­
nendo conto della lezione spinoziana. Da que­
sto attraversamento emerge una
mathesis
dop­
piamente «relativizzata»: in quanto coniugata
nella storia come processo di «invenzione»
dell’umanità e in quanto immersa nel linguag­
gio, essa riesce tuttavia a oltrepassare i confini
«monastici» che Vico ravvisa nel pensiero di
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