256
AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
Roush Sherry analizza gli
Affettidi un di
sperato
individuando alcune modalità delle
rime di Guido Cavalcanti e del manierismo
poetico di Giovanni Della Casa. Inoltre, l’A.
sostiene che il poema di Vico merita di esse
re letto a prescindere dall’elemento autobio
grafico, in quanto sono in esso anche presenti
elementi propri dell’atmosfera filosofica del
diciassettesimo secolo sulle origini delle pas
sioni e in generale degli affetti.
72.
S
pinelli
Tiziana,
«Come le api».
L’Accademia napoletana degli Uniti. 1692-
1703,
in «Napoli Nobilissima» II (2001) 1-4,
pp. 93-100.
Il
saggio ripercorre la breve vicenda del-
l’Accademia degli Uniti, «cerniera tra l’espe
rienza dell’ultima generazione degli Infuria
ti e quella dell’Accademia di palazzo o di Me-
dinacoeli» (p. 93). Fondata nel febbraio 1692
in san Domenico, probabilmente su iniziati
va dell’avvocato Carlo Antonio Stella, l’Ac-
cademia include al suo interno aristocratici,
togati e professori; fra i suoi membri figura
no alcuni dei principali protagonisti della
congiura del principe di Macchia, fra cui
Carlo Domenico di Sangro e Tiberio Carata,
cosa che probabilmente contribuì a determi
narne la chiusura. Giambattista Vico vi fu
ascritto nel 1693, probabilmente per l’inter
vento di Giuseppe Valletta, e come accade
mico Unito pubblicò, come è noto, gli
Affet
ti di un disperato.
Nella scarsità della docu
mentazione riguardante l’Accademia - non
risultano infatti essersi conservati i verbali
delle tornate - l’A. ricostruisce i temi tratta
ti sulla base delle notizie fornite da giornali e
memorie e dei testi pubblicati dai singoli ac
cademici. Il recupero del modello petrarche
sco sembra accompagnarsi a un interesse per
la poesia del Tasso, indirizzato in particolare
verso l’
Aminta
all’interno di «un panorama
letterario in cui è viva la discussione sul ge
nere della
favola»
(p. 97), mentre le osserva
zioni di Matteo Egizio sull’ambiguità delle
scienze coniugano, secondo l’A.,istanze apo
logetiche e tradizione investigante.
[D. A ]
73.
SKAGESTAD
Peter,
Collingwood and
Berlin: A Comparison,
in «Journal of thè Hi-
story of Ideas» LXVI (2005) 1, pp. 99-112.
Il
confronto tra la concezione della sto
ria di Berlin e quella del suo maestro oxo
niense Collingwood - da cui pure il primo si
distacca sotto molti riguardi, specialmente
per influenza del pensiero di Dilthey - con
duce Skagestad a riconoscere nell’analisi di
Berlin della implosione dell’illuminismo una
«illustrazione esemplare» dalla dottrina col-
lingwoodiana di come le «presupposizioni
assolute», cioè i modelli metafisici e i quadri
di riferimento categoriali di un’epoca, siano
soggetti al cambiamento. Indice particolare
di questa linea di discendenza è l’interpreta
zione di Vico, al cui studio Berlin fu intro
dotto proprio dal Collingwood traduttore di
Croce.
[L. P. C.]
74.
T
akayanaci
Shun’ichi, recensione a
R.
C. MlNER,
Vico: Genealogist of modernity
(Notre Dame, IN, University of Notre Dame
P., 2002), in «Modem Schoolman» LXXXI
(2004)2, pp. 154-158.
75.
T
o sel
André, La
Scienza nuova
di Vi
co di fronte alla
Mathesis universalis,
in
«Quaderni materialisti» III-IV (2004-2005),
pp. 5-19.
L’A. sottolinea l’intenzionalità scientifica
della «scienza nuova» vichiana, mettendola a
confronto con lo scenario post-cartesiano nel
la prospettiva della revisione in corso nel mo
dello della
mathesis universalis.
Tuttavia, no
nostante la via perseguita da Spinoza allontani
un simile modello, circoscrivendosi nella cor
nice di una «scienza dell’etica estesa al politi
co», Vico tende invece a riproporlo proprio te
nendo conto della lezione spinoziana. Da que
sto attraversamento emerge una
mathesis
dop
piamente «relativizzata»: in quanto coniugata
nella storia come processo di «invenzione»
dell’umanità e in quanto immersa nel linguag
gio, essa riesce tuttavia a oltrepassare i confini
«monastici» che Vico ravvisa nel pensiero di