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AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
Il
saggio propone un’interessante com­
parazione tra il contenuto del
De uno
e quel­
lo delle tre redazioni della
Scienza nuova-,
i te­
mi trattati da Vico in entrambe queste opere
- nota l’A. - sono essenzialmente i medesi­
mi, sebbene muti da parte del filosofo napo­
letano il modo di illustrare tale materia.
Dall’analisi di Vanzulli risulta infatti
chiaro che nel
De uno
Vico subisce ancora
l’influenza del giusnaturalismo in generale, e
del pensiero di Grozio in particolare, salvo
mostrarsi, non di rado, critico nei confronti
di tali assunti. In ogni caso, sostiene FA., esi­
ste alla base di quest’opera una certa fragi­
lità, che può essere individuata nel fallimen­
to del tentativo da parte di Vico di mediare
tra le diverse istanze dell’universale e del par­
ticolare; un fallimento - questo - che rende­
rebbe lo scritto «un’opera di transizione, in
cui la ricezione dei contenuti giusnaturalisti­
ci e occasionalistici si trova ancora
infieri
ri­
spetto all’elaborazione dello
status
epistemo­
logico del nuovo oggetto della riflessione vi­
chiana, le
nazioni
» (p. 278). Se poi è vero
- come prova Vanzulli attraverso una serie di
riferimenti testuali - che nella
Scienza nuova
si compie il definitivo distacco dal giusnatu­
ralismo, è allora confermata l’impressione
che tra
De uno
e
Scienza nuova
non vi sia tan-
to un contrasto nell’ispirazione e nella ricer­
ca in generale, ma si determini piuttosto una
transizione da un’opera in cui il giusnatura­
lismo è tanto presente da rendere dominan­
te l’impostazione giuridica, a un’altra «in cui
gli stessi contenuti sono riorganizzati e col­
locati su di un piano antropologico, di più
ampio respiro conoscitivo, in cui si cerca di
stabilire distintamente i livelli delle scienze
nelle loro connessioni strutturali» (p. 280).
Di certo seppure nel
Diritto universale
il sa­
pere filosofico è inteso da Vico quale sapere
ultimo, che compendia e razionalizza la tra­
dizione civile, è però a partire dalla
Scienza
nuova
che questa intuizione supera ogni pre­
cedente antinomia: «la premessa teologico-
morale [... ] come trattazione a sé stante, è so­
stituita, nella
Scienza nuova,
dalle
degnila,
princìpi di carattere storico-antropologico.
Si compie allora un nuovo sistema della co­
noscenza, la cui fondazione è costituita dalla
nuova scienza delle
nazioni,
e i cui diversi am­
biti, con la loro autonomia relativa, si colle­
gano come parti di un antico sapere» (p.
281). Tale unità - conclude l’A. - non pote­
va essere raggiunta attraverso un sapere es­
senzialmente giuridico, ma solo tramite un
altro sistema, una «scienza nuova» appunto,
capace di riformulare in senso antropologico
gli assunti del
Diritto universale,
grazie all’e­
laborazione della teoria dell’«età poetica»,
tramite cui Vico opera quella sintesi tra uni­
versale e particolare, che nel
De uno
non era
riuscito a comporre pienamente.
[A. Scogn.]
79.
VERENE
Donald Ph., recensione a S.
R
udnic
.K
Lurr,
Vico’s uncanny humanism:
Reading thè 'New Science' between modern
andpostmodem,
in «Review of Metaphysics»
LVIII
(2004) 2, pp. 455-456.
80. Vico Giambattista,
Vie de Giambat­
tista Vico écrite par lui-mème,
traduction de
l’italien par J. Michelet. Revue, corrigée et
présentée par D. Luglio, Paris, Editions Al­
lia, 2004, pp.191.
Un’accurata introduzione (pp. 7-32) di
Davide Luglio, non nuovo a prove di edizio­
ni di opere vichiane (
Vicivindiciae,
Paris, Edi­
tions Allia, 2004), presenta lo scritto auto-
biografico di Vico collocandolo non solo nel­
la storia della tradizione francese quanto an­
che nel percorso teoretico del filosofo, nella
pertinente convinzione che «il n’est de meil-
leur guide de l’oeuvre de Vico que sa propre
autobiographie intellectuelle» (p. 15). La ri­
proposizione della traduzione del 1835 ad
opera del primo e infaticabile divulgatore di
Vico in terra di Francia, Jules Michelet, assu­
me il senso di ricostruire il percorso che ha
seguito la fortuna di questo pensatore italia­
no in un paese che più di altri ha mostrato una
radicata reticenza scientifica nei confronti
dello studio delle opere vichiane. Così, la dif­
fusa mancanza di buone e accessibili tradu­
zioni in francese, spesso indicata da Alain
Pons come la più evidente causa di un vuoto
negli studi vichiani, viene affiancata dalla re­
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