AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
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sponsabilità che assume su di sé l’interpreta
zione dello stesso Michelet. «Ce qui séduit
Michelet dans Poeuvre de Vico, ce sont ses re
cherches dans le domaine philologique dans
lesquelles il est aisé de reconnaìtre en creux
bien des découverts des philosophes et des
historiens à venir. Du Vico précurseur des
modemes sciences humaines au Vico philo
sophe de l’homme moderne il n’y avait qu’un
pas» (p. 13). E in questa traiettoria rimane
inesorabilmente fuori tra gli altri il livello me
tafisico della scienza vichiana, verso il quale
Michelet pare indifferente, a favore di un Vi
co «precursore» che pure grande seguito non
trovò nella cultura francese.
Un apparato di note equilibrato ed ag
giornato completa un volume raffinato e di
grande interesse per lo studioso vichiano.
[M. S.]
81.
VITI C
avaliere
Renata,
Aspetti vi
chianidell’opera di Ragghianti,
in
Ragghiami
critico e politico
, a cura di R. Bruno, Milano,
Angeli, pp. 93-103.
Figura di spicco della vita culturale e ci
vile dell’Italia del Novecento, Carlo Ludovi
co Ragghianti (1910-1987) volle con la sua
opera di storico dell’arte testimoniare la for
za seminale delle idee vichiane. Infatti, di Vi
co il Ragghianti non trattò
ex cathedra,
traen
done piuttosto alimento spirituale per le pro
prie originali elaborazioni; tant’è che dipa
nare il filo rosso del suo vichismo non è com
pito agevole. È perciò quanto mai opportu
na la scelta dell’A. di concentrarsi sui mo
menti più significati dell’incontro del Rag
ghianti col filosofo napoletano, da annove
rarsi, insieme con Platone, Hegel, Croce e
Dewey, tra i suoi «autori». Meditazioni vi
chiane quelle del Ragghianti che, pure inne
state sul tronco della lettura di Croce al cui
magistero storicista restò sempre fedele, mi
ravano però a mettere in luce gli ulteriori
possibili sviluppi della crociana affermazio
ne di Vico primo scopritore della scienza
estetica. In questa prospettiva, come sottoli
nea l’A., il testo che meglio riassume la rilet
tura vichiana del Ragghianti è sicuramente
L'uomo cosciente. Arte e conoscenza nella pa
leostoria
(Bologna, Calderini, 1981) - volu
me del quale in particolare si segnalano le
In
tegrazioni
del ’70 pubblicate in appendice.
Qui, «Ragghianti discute e demolisce pre
sunti nuovi principi e novelli dogmatismi, er
rori di scienza e di quel falso scetticismo este
tico, che non consentirebbe di dar voce al
senso comune delle genti nella ricerca pun
tuale e rigogliosa ch’egli svolge intorno ai do
cumenti dell’arte paleostorica» (p. 97). Te
nendo a mente la modernità di alcune straor
dinarie pitture rupestri dell’età paleolitica, si
capisce cosa il Ragghianti intenda quando at
tribuisce un senso compiuto al linguaggio vi
suale dell’uomo «primèvo». Lontano dal
l’immagine del «primitivo» collocato da una
lunga tradizione al livello mentale della pri
ma infanzia, l’uomo cosiddetto ‘preistorico’,
del Ragghianti, pure vicino al «bestione» di
Vico tutto immerso nella sensibilità, è «lai
camente scardinato dal contesto gnoseologi
co di partenza» vichiano (p. 99). Le sue atti
vità mentali, pragmatiche ed artistiche, fin
dai primordi dell’umanità testimoniano del
l’unità e dell’identità della coscienza come
anche della consapevolezza dell’unità dei fe
nomeni, resa possibile dall’intrinseca com
penetrazione di rappresentazione, immagi
nazione e concetto, da parte del soggetto di
relazioni, vissute e condivise mediante forme
di pensiero non linguistico, ma non per que
sto prelogiche se non irrazionali.
[R. M.l
82.
V
iti
C
avaliere
Renata,
Lettura di Vi
co,
in Id.,
Critica della vita intima. Soggetti
vità e giudizio in Hannah Arendt
, Napoli,
Guida, 2005, pp. 183-213.
Dedicato all’attenzione di Hannah
Arendt per Vico, questo capitolo (l’ottavo dei
nove in cui si dipana questo interessante libro)
è incentrato in gran parte sulla teoria del
ve-
rum-factum,
strumento concettuale indispen
sabile per fondare il mondo storico. E proprio
sulla «scoperta moderna della storia e della
coscienza storica» - per usare le stesse parole
della Arendt, citata dall’A. (p. 187) - si con