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FABRIZIO LOMONACO
to dell’umanesimo con il concetto del linguaggio come rivelazione»65.
Tuttavia, al recensore, che all’opera esaminata riconosceva dottrina e se­
rietà di costruzione storico-filosofica, non sfuggivano ambiguità e ibri­
dismi di argomentazione teorica; gli stessi che Piovani a lui confessava
nella fitta corrispondenza tra il 1975 e il 1976.
La lettura del capitolo di Apel - osservava Piovani in una lettera a Battisti­
ni del giugno 1975 - a me ha confermato l’impressione sommaria che m’aveva
fatto una cursoria visione del voi. quando apparve nell’ed. tedesca: dottrina, se­
rietà, ma vi si vedono...planare i colpi d’ala, che sono di Auerbach [...]. Il Suo
giudizio complessivo - scriveva ancora allo studioso bolognese nel gennaio
1976 - mi chiarisce le ragioni istintive di un mio sostanziale ripudio di quelle
pur fìtte e informate pagine di
APEL.
Tutto sommato,
è
un ibrido. Era indeciso
tra varie suggestioni, né aveva una solidità erudita che lo salvasse66.
Ma la recensione-interpretazione del Battistini è importante, perché
la riflessione sull’ampliamento in senso storico-genetico e antropologico
della ricerca umanistica sul linguaggio, attraverso lo studio vichiano del­
le «lingue materne», è sviluppata nella consapevolezza critica di
un’«estensione dell’orizzonte, in Italia chiarita in modo esemplare dal
Pagliaro»67. Un riferimento, questo, al grande linguista siciliano non sor­
prendente per i lettori del «Bollettino» che, nello stesso numero del 1977,
ha pubblicato una puntuale indagine su
Gli studi vich ian i d i Antonino
Pagliaro,
curata proprio da Battistini, convinto alla stesura di queste pa­
gine dal Piovani che, sin dal settembre del 1974, aveva visto il lui la fi­
gura e l’ingegno dell’«uomo adatto» all’impresa68.1 saggi pagliariani del
1961 sulla «critica semantica» hanno profondamente trasformato le pre­
messe e le prospettive di analisi della linguistica e dell’estetica vichiane,
liberandole dal mito dell’«oscurità» in circolazione tra Ottocento e pri­
mo Novecento. Quella procurata dallo studioso siciliano è stata, per Pio­
vani, una ricerca destinata a rimanere «tra le più importanti della critica
65
A. BATTISTINI, recensio ne a
K. O.
A
pel
,
L'idea di lingua nella tradizione d ell’umanesi­
m o da Dante a Vico
(tr. it. B ologna, 1975), ivi, V II (1977), p. 207.
66
Pietro Piovani ad Andrea Battistini
, Napoli,
6
giugno
1975,
c.
1;
ivi,
13
gennaio
1976,
c.
1,
lettere in copia, ora in Archivio della «Fondazione Pietro Piovani per gli Studi Vichia­
ni»,
Carteggio Battistini.
67 A . B
attistini
, recensio ne
a
A
pel
,
op. cit.,
p.
206.
68
Pietro Piovani ad Andrea Battistini
, Napoli,
21
settembre
1974,
lettera in copia, ora in
Archivio della «Fondazione Pietro Piovani per gli Studi Vichiani»,
Carteggio Battistini,
c.
1:
«Lei potrebbe scrivere un bel saggio su Pagliaro studioso di G. Vico, con riferimenti, sullo
sfondo, a Cassirer, ad Auerbach: lingua e filosofia, o solo problema della lingua, ma non iso­
lato.
CI PENSI!
[...]. Lei è l’uomo adatto e il lavoro non Le sarebbe pesante [...]». Di Battisti­
ni cfr.
Gli studi vichiani d i Antonino Pagliaro
, in questo «Bollettino» VII
(1977),
pp.
81-112.
1...,18,19,20,21,22,23,24,25,26,27 29,30,31,32,33,34,35,36,37,38,...272