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FABRIZIO LOMONACO
sui noti lavori di Costa, Marini e Tessitore, prima di trattare di Hegel e
della cultura filosofica post-hegeliana, di Dilthey, Meinecke e Troeltsch
fino a raggiungere Horkheimer e Auerbach, Apel e Bloch, Gadamer e
Grassi, Fellmann, Otto e Wohlfart, tutti in relazione diretta o indiretta
con Vico e il vichismo moderno e contemporaneo che i lettori del «Bol
lettino» avevano già appreso dagli originali saggi del 197979.
Eppure, le ragioni della presenza di Vico nelle più rappresentative
tendenze storico-culturali del Novecento italiano ed europeo hanno
chiesto, direttamente e no, che l’
attualità
del suo pensiero non sia da in
tendere quale testimonianza di un legame esplicito e immediato con il
presente. Si è trattato, invece, di comprendere la carica di vitalità e di in
teresse con cui gli studi contemporanei (soprattutto quelli di sociologia
della conoscenza, di fenomenologia e di marxismo teorico) hanno cer
cato di capire il significato di quel pensiero nel proprio tempo, valutan
done correttamente P«eredità» senza sterili strumentalizzazioni o in
fruttuose sopravvalutazioni. Solo con l ’acquisizione critica di un’espe
rienza speculativa degna del nome, la rozza manipolazione della filoso
fia di Vico - segno pur positivo di un’esperienza culturalmente viva - ha
potuto far spazio alla vera
attualità
di un pensatore che non ha anticipa
to profeticamente il dibattito culturale sulla
scienza
contemporanea, ma
lo ha reso inconsapevolmente possibile con l ’introduzione di novità co
noscitive nel campo delle relazioni con il linguaggio mitico, dei rappor
ti tra pensiero e società, riflessione e fantasia poetica, parola e idea80. Il
riferimento polemico, in Piovani, era a quegli studi di matrice anglo-ame-
ricana che, negli anni Settanta, avevano riaperto il discorso su Vico con
finalità in un primo momento esplorative, tese, cioè, a esaminare i mol
teplici aspetti della sua filosofia, a documentarne non più la sterile im
magine (neo-idealistica) di
solitario precu rsore,
ma una vera e propria
Re-
surrection,
come annunciato da Giorgio Tagliacozzo, fondatore nel 1974,
a New York, dell’Institute for Vico Studies, nonché infaticabile organiz
zatore di convegni e curatore di poderosi volumi collettanei81. Il «Bol
lettino», oltre a pubblicare una nota-recensione alla prima iniziativa edi
toriale del 1969 (gli atti del convegno su
Giambattista Vico: An Interna
tional Symposium )
che forniva « l’intera misura dell’attuale interessa
79G.
C a c c ia t o r e ,
G.
C a n t ill o ,
Materiali
su
«Vico in Germania»,
ivi, XI (1981), pp. 13-
32. In proposito, rinvio a
Vico in Germania n el «Bollettino d el Centro di Studi Vichiani» (1971-
1990),
a cura di M. Rìccio, ivi [supplemento], XX (1990), pp. 3-11.
80 Così
P. P
iovani
,
Per gli studi vichiani,
cit., pp. 395-397.
81 Per le origini e gli sviluppi delle tesi del Tagliacozzo si veda la sua raccolta di scritti in
The
Arhor Scientiae R econceived and thè History o f Vico s Resurrection,
Atlantic Highlands, 1993. Di
A. Verri è la recensione in questo «Bollettino» XXVTXXVII (1996-1997), pp. 273-276.