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FABRIZIO LOMONACO
di conoscenza» che toccano il linguaggio mitico e le nuove relazioni tra
ragione e fantasia poetica, storia e vita civile, riflessione e spontaneità,
idee e parola, tutte costitutive delle moderne scienze umane:
Va detto alto e forte— precisava acutamente Piovani nel 1979— che, spe­
cialmente nella ricerca scientifica contemporanea, anche nel campo delle
scienze umane, i dilettanti sono dannosi. L’«attualità» di Vico non deve far
dimenticare che, come tutti i classici della storia del pensiero, anche Vico può
essere capito e penetrato solamente da chi sia in possesso delle metodologie
specialistiche della storiografia filosofica, della storia della cultura, della sto­
ria delle idee. La
Scienza nuova
è un’intricata selva lussureggiante in cui i tu­
risti estivi e domenicali non possono addentrarsi. Alle poliglotte, magari ba­
beliche, comitive in escursione spensierata l’ingresso è vietato, prima di tut­
to dall’ardua asprezza dei luoghi, non idonei a gite dopolavoristiche86.
È al 1978 e al grande Convegno su
Vico e Venezia
che risale un più
ampio confronto critico del «Bollettino» con il
Vico atlantico.
La parte­
cipazione di molti studiosi italiani e l ’articolazione dei lavori in sezioni,
dedicate anche alla filosofia e alla storia del pensiero, al «linguaggio» del­
le leggi e alla società, hanno stimolato la presentazione di studi dal taglio
filologico e storico-culturale, destinati a sancire una netta differenzia­
zione di approcci e di tesi. Piovani che, per motivi di salute, non potè
partecipare, delegò Tessitore a rappresentare il Centro vichiano di Na­
poli e decise di pubblicare nel «Bollettino» del 1979 due resoconti del­
l ’iniziativa: uno sulla partecipazione italiana, affidato alle cure di Gio­
vanni Vecchi, opportunamente finalizzato a mostrarne la propensione al­
lo studio delle tematiche storico-culturali (da quelle fondate su motivi
umanistico-rinascimentali e interessi della cultura veneta, fiorentina e na­
poletana fino allo «storicismo» del De Sanctis e a quello tedesco anti-
idealistico tra Ottocento e primo Novecento); un altro realizzato dal Co­
sta che, dando analiticamente conto del «carattere essenzialmente ‘atlan­
tico’ del congresso», ha sottolineato come « l’apporto straniero più rile­
vante è stato registrato al livello della cultura anglo-americana». Ha,
quindi, rilevato l’originalità delle tesi di Leon Pompa sulla rivalutata cen­
tralità dell’elemento epistemologico della
Scienza nuova
contro l ’«over-
dramatisation of Vico’s reaction against Cartesianism» sostenuta dalle in­
terpretazioni di Berlin e Verene87. E, non a caso, proprio alle tesi di Pom­
86 P.
P
iovani
,
Vico attuale?,
in «Spirali. Giornale Internazionale di Cultura» II (1979) 7,
p. 16.
87 G.
VECCHI,
Cronache: la partecipazione italiana al Congresso Vico-Venezia,
in questo
«Bollettino» IX (1979), pp. 147-155; G.
COSTA,
Cronache: la partecipazione straniera al Con­
gresso Vico-Venezia
, ivi, in partic. pp. 155, 157-158.
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