PIETRO PIOVANI E IL «BOLLETTINO DEL CENTRO DI STUDI VICHIANI»
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daloniana a sottolineare l ’«europeità di Vico». Questo tema aveva con
trassegnato uno dei fili conduttori dell’
Introduzione a G. B. Vico
del
1961, il libro che, al di là delle sole «indicazioni» dell’Abbagnano sulle
questioni lasciate ancora aperte dalla lettura crociana (Vico e il pensie
ro europeo e l ’inaccettabile equazione tra anti-cartesianismo e anti-illu-
minismo), risultava il «più rappresentativo del ‘nuovo corso’», non so
lo per l’ampiezza delle indagini compiute, ma anche per l’attitudine a
orientare verso un tipo di ricerca fortemente analitica, filologicamente
attrezzata a fornire «non interpretazioni generali, ma elementi precisi,
non tesi ermeneutiche, ma notizie esaminate o da esaminare»95. Era un
lavoro prezioso e benemerito da proseguire, secondo Piovani, evitando,
tuttavia, di smarrire P«unità» della problematica vichiana, messa in cri
si, a suo giudizio, dalla presunta «fondazione metafisica» di matrice pla
tonico-stoica e riferita a «soluzioni» malebranchiane negli sviluppi del
l ’argomentazione badaloniana. Assistito dalla fiducia nella
«fisiologia
dell’orc/o» cui si riportava anche il
« fa cere
umano», la proposta critica
esaminata comportava il rischio dell’esclusione della «fondazione di una
scienza umana che sia consapevolezza dell’autonomia del mondo uma
no dell’azione». Nasceva, perciò, una ricostruzione dell’itinerario spe
culativo di Vico condizionata dal costante, «preminente interesse fisico
metafisico» a sopravvalutare la «filosofia della mente» delle prime pro
ve a dispetto della matura meditazione sulla storicità del mondo uma
no, offuscato, quasi al punto da «dare - a torto o a ragione - l’impres
sione che il Vico più vichiano, il Vico della
Scienza nuova
, non sempre
sia il Vico che davvero [ ...] attragga di più». La lettura badaloniana pre
sentava una rigorosa coerenza interna, non esente, a giudizio dell’inter
prete, da significativi segni di forzatura interpretativa. A rilevarli inter
veniva, nel 1975, la recensione
de\YIntroduzione
alla sansoniana raccol
ta delle
Opere giurid ich e,
per mettere in risalto l ’intenzione badaloniana
di rivendicare un
diritto naturale
vichiano che veniva sollecitato a con
ciliarsi con la progressiva razionalizzazione dell’
auctoritas,
premessa a
una visione della
ratio
quale integrazione e continuità tra la «dimensio
ne artificiale» e quella «naturale». Ed era su tale preoccupazione di av
vicinare la «filosofia» di Vico al mondo della storia senza allontanarla
dal
naturale
che si concentravano le conclusive riserve del Piovani, cri
tico della definizione
artificiale
di storicità in Vico: «Nella filosofia vi
chiana della cultura [ ...] la dimensione storica può definirsi ‘artificiale’
95
P. P
iovani
,
recensione a
G . VICO,
Opere filosofich e
(intr. di
N .
Badaloni; testi, versio
ni e note a cura di
P.
Cristofolini, Firenze, 1971), in questo «Bollettino» 11 (1972), pp. 89-90;
Id.,
Per gli studi vichiani,
cit., pp. 374-377.