PIETRO PIOVANI E IL «BOLLETTINO DEL CENTRO DI STUDI VICHIANI»
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APPENDICE
A reggere le ragioni del «nuovo corso» di studi vichiani, perseguite da Piova­
ni/ino all’ultima sua pagina, nel «Bollettino» del 1980, era stato un indomito im­
pegno individuale, una metodica cura d el dettaglio in tutte le fasi di progettazio­
ne e di composizione dei numeri della rivista, concepita come un «non giocoso gio­
co di pazienza (ad incastri)», praticato da chi detestava «lo sciatto, l’approssimati­
vo, il non puntuale» nella «battaglia tipografica» come in quella per la organizza­
zione degli studim . Battaglie entrambe da vincere a patto di abbandonare un «re­
siduo anacronistico di una mentalità da condannare»: quel «complesso di supe­
riorità» che l'autore-studioso tende afar valere nelle relazioni con i tipografi. Oc­
corre, invece, auspicare e favorire una necessaria collaborazione, sollecitata con fer ­
mezza nella seguente «lettera aperta»104, allegata ai primi numeri del «Bolletti­
no». In essa - a mio parere
-
c ’è tutto Piovani, il finissimo letterato con il gusto
per la scrittura elegante e persuasiva, ricca di citazioni classiche mai sovrabbon­
danti o vanitose; c ’è, soprattutto, una comunicazione di pensieri e di cose, in ori-
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Pietro Piovani ad Andrea Battislini,
Napoli, 28 marzo 1975, c. 1 e ivi, 1° dicembre
1973, c. 1, lettere in copia, ora in Archivio della «Fondazione Pietro Piovani per gli Studi Vi­
chiani»,
Carteggio Battistini.
Testimonianza della rigorosissima ‘presenza’ di Piovani in tutte
le fasi di composizione e ‘promozione’ del
suo
«Bollettino», è la lettera del dicembre 1972
scritta al tipografo Bellusci, per comunicargli che «i due cartoncini allegati, cui ho apposto in
calce la data emblematica, messi a confronto, mostrano esemplarmente - con esempio nega­
tivo - la decadenza dell’azienda
Tale decadenza è un fatto che nemmeno la presenza ani­
mosa e animante di un dirigente grafico valoroso come Lei (eccezionale per qualità tecniche
e per doti umane che, come sa, io apprezzo con la più viva stima) riesce ormai a nascondere
[...]. Si tratta di un dato che dipende da una tentata, non riuscita, trasformazione organizza-
tivo-aziendale, ormai sfociante in una crisi della qualità del lavoro: tutta l’impresa è avviata a
una ‘dequalificazione’ probabilmente inarrestabile. Il tentato passaggio dall’organizzazione di
tipo artigianale all’organizzazione di tipo industriale, mancando, al vertice, una fantasia eco­
nomica adeguata, mancando menti amministrative adeguate, è stato un sostanziale insucces­
so. La direzione tecnica è fuori questione. La diagnosi è facile anche per il profano [...]. Il la­
voro mal fatto è lavoro non fatto» (
Pietro Piovani a Bellusci,
s. 1. [ma Napoli], 26 dicembre
1972, lettera in copia, ora in Archivio della «Fondazione Pietro Piovani per gli Studi Vichia­
ni», cartella 7/i, c. 1).
104 II testo qui di seguito trascritto riproduce il contenuto di due pagine dattiloscritte (da­
tate a matita 24.7.71), ritrovate tra gli scritti di Pietro Piovani (ora in Archivio della «Fonda­
zione Pietro Piovani per gli Studi Vichiani», cartella 6); i paragrafi indicati, rispettivamente
con quattro, cinque e sei asterischi sono inediti e si aggiungono a quelli della versione stam­
pata in foglio sciolto, allegato ai primi numeri del «Bollettino».
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