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FABRIZIO LOMQNACO
ginale forma ironica e autoironica, fondata sull’amore e il rigoroso rispetto del «la­
voro in proprio» e di quello degli altri, purché responsabili cooperanti all’impresa
culturale.
Sia lecito a un volontario Cireneo della libera, disinteressata cooperazione
culturale, richiamare l’attenzione su alcuni difetti frequenti che, per atteggia­
menti di estetistica impazienza e di sprezzante riluttanza alla necessaria solida­
rietà del lavoro e nel lavoro, spesso gravemente complicano e rallentano la col­
laborazione tra scrittori e tipografi.
*Troppi Autori considerano i Linotipisti quasi faustiani servi della glebamec­
canica, costretti a perdere occhi e tempo per indovinare, con divinazione rite­
nuta demiurgica ma subalterna, disordinati fogli, confuse avvertenze, caotiche
glosse, incomprensibili interpolazioni, crittografici rinvìi, dubbie cancellature,
svolazzanti postille, indecifrabili segni, vergati con sovrana approssimazione. Ta­
le sostanziale mancanza di rispetto da parte del lavoratore della penna nei con­
fronti del lavoratore della linotype è, nei fatti, molto diffusa; è il sintomo deplo­
revole di un «complesso di superiorità» di cui soffre, specialmente in Italia, l’uo­
mo di lettere: è il residuo anacronistico di una mentalità da condannare.
Èbene non dimenticare che la preziosa cooperazione degli amici tipografi
può svilupparsi in tutta la sua espertissima, caratteristica intelligenza soltanto se
aiutata - doverosamente - da un testo chiaro. Un testo ordinato, definitivo, con­
segnato quando non vada più soggetto a ulteriori revisioni, è la premessa per
una buona composizione e una sollecita stampa.
Il rispetto reciproco tra scrittori e tipografi è la base etica di una feconda col­
laborazione, nel differenziato comune lavoro.
** Molte Collane editoriali e Riviste hanno loro «istruzioni», che sono una
specie di Codice per i Collaboratori: fra queste istruzioni, le più idonee sono
quelle non troppo minuziose e opprimenti, ammalate di perfettismo. Per quan­
to ai più possa sembrar strano, sono fatte per essere lette e seguite, non per es­
sere ignorate, trascurate, perdute, cestinate.
*** L’Autore che abbia finito il suo lavoro freni l’Achille dannunziano che
si senta in seno, non si affretti idealmente verso la miccia del cannone di prua
della nave «Puglia» o, tanto meno, materialmente, verso il più vicino ufficio po­
stale, ma dedichi un congruo numero di umili ore alla rilettura, alla limatura, al­
la accurata preparazione pretipografica del dattiloscritto. Non pretenda di con­
siderare finito ciò che non sia stato rifinito.
**** In un testo, essenziale è l’unificazione dei criteri di presentazione. Una
volta adottato un criterio nella prima pagina, il medesimo criterio di citazione,
di rinvio etc. va seguito fino all’ultima pagina. Non tener conto di ciò è man­
canza di riguardo verso chi legge, è sintomo di sciatteria: un indelebile marchio
d’infamia. L’Autore frettolosamente impaziente non ha diritto di chiedere la so­
lidale pazienza del lettore.
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