PIETRO PIOVANI E IL «BOLLETTINO DEL CENTRO DI STUDI VICHIANI»
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***** In generale, è bene dare un titolo ai capitoli, non ai paragrafi. Ma se
un paragrafo ha un titolo, tutti devono averlo. Se nessuno lo ha, nessuno deve
averlo. C’è una coerenza che presiede alla logica di costruzione di un libro e di
un opuscolo: deve essere palese anche nella presentazione tipografica.
In genere, i capitoli abbiano il numero romano, i paragrafi il numero arabo:
successivi, senza sotto-numerazioni algebrizzanti.
****** jj grec0) tranne motivi particolari, sia scritto in caratteri greci, con
estrema chiarezza, in modo da consentire al tipografo una facile composizione.
******* ]\[e] test0> non si ricorra mai ad abbreviazioni di asmatico tipo ap-
puntistico: per esempio, V. per Vico. Tutto sia scritto per esteso, come si con­
viene, anche graficamente, a pacato e ragionato discorso. Solo nelle citazioni è
lecito ricorrere ad abbreviazioni, con parsimonia. In tal caso, per le più fre­
quenti, specificamente connesse al tema, si può formare una iniziale «tavola del­
le abbreviazioni» che chiaramente ne dia conto.
******** j e bozze siano corrette con grandissima cura evitando pentimen­
ti e aggiunte innovanti e spaginanti. Lo scrittore che non ha saputo rivedere in
tempo il manoscritto non si illuda di sapere modificare la bozza. Nel trattenere
presso di sé le prove per la correzione, l’Autore non indugi oltre ogni limite di
civile sopportazione. Le Tipografie sono aziende, obbligate dalla produzione a
tenere un loro ritmo di lavoro, non sono Istituti Superiori per il Sognante Le­
targo Letterario, bramosi di stampare i messaggi culturali degli Autori distrat­
ti, proni nell’attesa di un carismatico «imprimatur».
Con scuse sommesse e ringraziamenti (nonostante tutto) ottimisticamente
fiduciosi
P
ietro
P
iovani
1...,35,36,37,38,39,40,41,42,43,44 46,47,48,49,50,51,52,53,54,55,...272