FNTRODUZIONE
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dimensione problematica (e dunque bisognosa di ulteriori sondaggi te­
stuali e confronti interpretativi) la questione dei rapporti tra platonismo
e aristotelismo nel pensiero vichiano, giacché non si può certo espunge­
re dal complesso ordito delle argomentazioni dell’autore della
Scienza
nuova
il gran tema dei nessi tra ordine e storia, metafisica e autorità, do­
ver essere ed essere. Resta in ogni modo impregiudicata la plausibilità
(peraltro avvalorata da una analisi precisa dei testi) di una forte traccia
delle argomentazioni aristoteliche nell’idea vichiana di sapere poetico,
specialmente là dove si coglie il carattere costitutivo, a livello conosciti­
vo come a quello psicologico e biologico, dell’immaginazione e del ve­
rosimile nella determinazione dell’agire pratico degli individui.
Anche la densa relazione di Manuela Sanna
(Una natura
secum ipsa
discors:
Vico e i ‘m o strip o etici’)
colloca al centro il rilevante tema dei mo­
di di interpretazione e di giustificazione teorica dei nessi tra immagina­
zione poetica e filosofia. Muovendo non a caso da un confronto con le
Meditazioni m eta fisich e
cartesiane, viene riconsiderato il complesso ples­
so di problemi che, tra Cartesio, Leibniz e Vico, ruota intorno al rap­
porto tra verità e falsità, realtà e sogno, effettive esistenze e idee chime­
riche di mostri e ippogrifi. Si tratta, come ben potrà vedere il lettore, di
una rigorosa indagine filologico-testuale del tema dei «mostri» che fa na­
turalmente trasparire in filigrana la questione non solo mitologica e sto­
rico-culturale delle origini della natura umana primitiva, ma anche e so­
prattutto teoretica della relazione - che percorrerà tutta la filosofia eu­
ropea fino a Kant e Hegel - tra pensabilità ed esistenza (ma anche tra
mente e corpo, tra connotazione divina e contaminazione sensibile-cor-
porea della natura umana). Ed è proprio su questa lacerazione che si apre
nella dimensione dell’umano agire - quasi fungendo da mediazione sin­
tetica - la straordinaria facoltà dell
'ingegno.
Ciò che alla fine caratteriz­
za l ’umanità della ragione è la capacità
òc\Yinvenire,
di creare relazioni,
analogie, procedimenti metaforici, ma anche il suo radicarsi alla corpo­
reità, al suo originario costituirsi come insieme di immagini sensibili. Per
questo, il valore metaforico e simbolico dei
monstra
sta a designare la na­
tura ambivalente dell’umano, la consapevolezza della inattingibilità di
una unicità dell’identità dell’individuo (una vera e propria critica
ante
litteram
al riduzionismo tanto razionalistico quanto biologistico con­
temporaneo, con tutti i risvolti che esso ha mostrato e mostra sul piano
etico-politico), l’avvio, infine, di una visione genealogica della storicità
che coincide con una idea della scienza come progressiva scoperta e sem­
pre nuovo ritrovamento genetico delle cose. Anche l’articolato ragiona­
mento della Sanna (non solo sui
monstra,
ma anche in generale sul ples­
so fantasia-memoria-ingegno) si concentra conclusivamente sulla origi-
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