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GIUSEPPE CACCIATORE
naie elaborazione vichiana del rapporto tra poesia e filosofia, sulla ri­
vendicazione di metafisicità anche per il
vero p o etico ,
dal momento che
proprio attraverso la favola e la poesia si dà «corpo» e «forza immagi­
nativa» ai procedimenti astrattivi della filosofia.
Il
saggio, infine, di Sara Fortuna
[Osservazioni sulla nozione di
aspet­
to
nella
Scienza nuova
d i Vico)
riprende da un originale punto di vista
interpretativo (di vera e propria semantica storica) e da un poco fre­
quentato approccio testuale (il termine
a sp etto
) il problema della cor­
poreità e di alcune sue fenomenologie: lo sguardo, la visione, la fisiono­
mia, la percezione delle figure, l’attività immaginativa, ma anche quella
linguistica. L’indagine si mostra di particolare interesse non solo per le
osservazioni direttamente legate ai luoghi vichiani, ma anche per l’ine­
dito collegamento che viene istituito con le analisi e le tipologie dell’a­
spetto elaborate nella filosofia della psicologia di Wittgenstein. Per Vi­
co come per Wittgenstein, la percezione degli aspetti (del volto, di una
figura, di una immagine fantastica) appartiene, allo stesso tempo, alla ori­
ginaria corporeità sensibile e all’attività immaginativa, alla elaborazione
cognitiva e alla produzione di significati. Insomma, la non infondata te­
si che qui si sostiene è che grazie a Vico (e agli sviluppi che la riflessione
sull’aspetto ha in Wittgenstein) comincia a profilarsi il convincimento
che la natura umana non è leggibile e comprensibile solo in termini di
univocità realistica e logico-conoscitiva, ma anche e forse soprattutto at­
traverso i plurali paradigmi della polisemia immaginativa e della diver­
sità storico-culturale e linguistica. Non a caso, allora, tutto il discorso co­
struito in questo ultimo saggio della raccolta qui proposta si concentra
su una suggestiva e non usuale analisi del passo della
Scienza nuova
ove
appare per la prima volta il termine
a sp etto
: le parole introduttive della
Spiegazione della Dipintura,
cioè del luogo dove programmaticamente si
definisce il ruolo sintetico e rappresentativo, epistemologico e semanti­
co dell’immagine (il luogo vichiano esemplare resta, a tal proposito, l ’im­
magine della provvidenza e dell’occhio di Dio nella Dipintura), ma an­
che, come giustamente si sostiene, si preannuncia in termini evidenti la
concezione vichiana del linguaggio, ad un tempo funzionale e genetica.
Tutta l’accurata analisi delle occorrenze del termine
aspetto
nella
S cien­
za nuova
(almeno nelle edizioni del 1725 e del 1744) induce non infon­
datamente l’autrice a conclusioni, almeno a mio parere, condivisibili,
specie là dove l’aspetto, gli aspetti, vengono considerati, in relazione ad
alcuni passaggi cruciali della riflessione vichiana sul linguaggio (il voca­
bolario mentale comune, ad esempio), come vere e proprie tipologie per
la ricerca di una sintesi tra universale antropologico e variabilità storico­
culturale.
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