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ENRICO BERTI
quindi Aristotele si preoccupa non di ciò che è giusto, ma di ciò che è
efficace, cioè persuasivo, in un’arringa. Tuttavia il richiamo all’equità,
che
neWEtica Nicomachea
è presentata come un necessario correttivo
della giustizia legale9, e la nuova sottolineatura dell’eternità della legge
non scritta, che conferma il suo carattere naturale, fanno pensare che
Aristotele concordi con Antigone.
Un altro passo in cui Aristotele non solo menziona un altro discorso
di Antigone, ma sembra ugualmente apprezzarlo, è quello in cui egli spie­
ga che, se si afferma qualcosa di incredibile, si deve enunciare in aggiunta
la causa
(aitia)
per cui lo si fa, poiché in tal modo si rende l’affermazio­
ne più accettabile. Infatti aggiunge: «Un esempio è la frase, tratta dal-
VAntigone,
che costei si dava pensiero più del fratello che del marito o
dei figli: questi, infatti, se fossero morti, li avrebbe riavuti», perché una
donna può sempre risposarsi ed avere altri figli, e cita i versi 911-912:
mentre se il padre e la madre sono andati nell’Ade,
non vi è un fratello che, allora, possa germogliare10.
Naturalmente è incredibile che una donna, come è il caso di Antigo­
ne, ami più il fratello (Polinice) che il futuro marito (Emone, figlio di
Creonte) e gli eventuali figli che da lui potrebbe avere, disponendosi a
perdere quest’ultimo con l’affrontare la morte per amore del primo. Ma,
secondo Aristotele, la «causa»
(aitia)
addotta da Antigone è persuasiva
ed è in linea col suo «carattere», da lei stessa definito nel famoso verso
«non sono nata per condividere l’odio, ma l’amore»11; dunque egli la ci­
ta ad esempio di come si deve fare e perciò - sia pure da un punto di vi­
sta puramente retorico - concorda con il personaggio sofocleo.
Ma il passo più interessante della
Retorica
in cui si cita
VAntigone,
a
mio avviso, è un altro, cioè quello concernente il discorso di Emone. In es­
so Aristotele sta spiegando che, a volte, per essere persuasivi, non convie­
ne parlare a nome proprio, ma conviene far parlare un’altra persona, co­
me fanno Isocrate nel
Filippo
e
neWAntidosis
(lo
Scambio),
e Archiloco,
che in alcuni giambi fa parlare il padre in merito alla figlia e il falegname
Carone, e - aggiunge - «come Sofocle fa prendere la parola a Emone in
favore di Antigone contro il padre, come se parlassero altre persone
(hós
legontòn heterón)»12.
Ora, il punto del discorso di Emone in cui questi par­
la «come se parlassero altre persone», non può essere che il seguente: «Io,
9 Cfr.
Eth. Nic.
V 14,1137 a 31-1138 a3.
l0Rhet.
Ili 16, 1417 a 28-33.
11
SOFOCL.
Ant.
523.
12
Rhet.
Ili 17, 1418 b 23-33.
1...,46,47,48,49,50,51,52,53,54,55 57,58,59,60,61,62,63,64,65,66,...272