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ENRICO BERTI
sitivo, concreto, «politico», della città, le cui ragioni sono state invece ri­
vendicate da filosofi amici delle istituzioni e iperpolitici come Hegel. Si
tratta invece di capire che, se la città è l’istituzione politica più «naturale»,
nel senso antico, non moderno, del termine (dove la «natura» è il fine, la
perfezione dell’uomo, non la sua nascita, ovvero il suo inizio), la città ri­
conosce come proprio non solo il diritto positivo, ma anche il diritto na­
turale. Naturalmente parlo della città, della
polis,
nel senso antico del ter­
mine, cioè dell’intera «società politica», dell’insieme di tutti i cittadini che
partecipano alla realizzazione del bene comune, non dello Stato, creazio­
ne moderna, che è soltanto quella parte della società in cui è concentrato
il monopolio dell’uso legittimo (per la legge positiva) del potere15.
E interessante vedere, a questo proposito, in quale misura l’interpre­
tazione aristotelica
<\e\\’Antigone
ha influenzato, o non ha influenzato,
quelle dei filosofi posteriori, a cominciare anzitutto da Hegel. Non è fa­
cile esporre l’interpretazione che questo filosofo ha dato della tragedia
sofoclea, benché egli la citi più volte e non nasconda la sua predilezione
per essa fra tutte le opere del teatro greco. Si tratta infatti, come è stato
notato anche di recente, di un’interpretazione alquanto controversa, sul­
la quale esiste un’immensa letteratura16. Mi limiterò pertanto a segnala­
re il suo rapporto con l’interpretazione di Aristotele, notando anzitutto
che per ben tre volte, nel riferirsi
a\YAntigone,
Hegel ne riporta proprio
i versi citati due volte da Aristotele (w. 456-457), cioè:
infatti, non certamente ora e ieri, ma da sempre
questo vive, e nessuno sa da quando è apparso.
Ciò accade la prima volta nella sezione su «L a ragione esaminatrice
delle leggi» della
Fenomenologia dello spirito'1.
Lo scopo della citazione
sembra essere quello di sottolineare il carattere eterno, cioè divino e quin­
di infallibile, della legge, senza entrare ancora nel conflitto cui l’obbe­
dienza di Antigone ad essa darà luogo. Questo conflitto viene invece al
centro dell’attenzione nella successiva sezione su «L’azione etica, il sa­
pere umano e il divino, la colpa e il destino». Qui Hegel presenta Anti­
gone come la figura della coscienza che viola la legge della città, sapen­
15 A questo proposito mi permetto di rinviare alle voci «Società politica» e «Stato», da
me redatte per il
Dizionario delle idee politiche
, a cura di E. Berti e G. Campanini, Roma, 1997.
16Cfr. C.
FERRINI,
La dialettica di etica e linguaggio in Hegel interprete dell’eroicità di An­
tigone,
in
Antichi e nuovi dialoghi di sapienti e di eroi,
a cura di L. M. Napolitano Valditara,
Trieste, 2002, pp. 179-243, a cui rinvio per la bibliografìa sul tema.
17G. W.
HEGEL,
Fenomenologia dello spirito,
tr., it. E. de Negri, Firenze, 1967, voi. I, pp.
359-360.
1...,48,49,50,51,52,53,54,55,56,57 59,60,61,62,63,64,65,66,67,68,...272