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ENRICO BERTI
libertà dell’autocoscienza, e di nuovo, parlando dell’«eterna legge degli
dèi», a cui Antigone si richiama, ripete i versi citati da Aristotele (w.
4.54-457):
E nessuno ha mai saputo quando sia apparso21.
Ma poi giudica Antigone anche migliore di Socrate, perché questi,
pur sottomettendosi alle leggi della città con l’accettare la pena, l’ha con­
siderata ingiusta, mentre «la divina Antigone, la più nobile figura che sia
comparsa sulla terra», andando a morte «accetta con le sue ultime pa­
role quel che è accaduto», e qui Hegel cita di nuovo i versi 925-926:
Se così piace agli dèi, confessiamo che,
posto che soffriamo, abbiamo errato22.
Insomma Antigone, secondo Hegel, pur incarnando unilateralmente
uno dei due opposti, riconosce alla fine la propria unilateralità, perché
ammette la propria colpa. In ciò consiste la sua grandezza e la sua supe­
riorità, non solo su Socrate, ma anche, si deve pensare, su Creonte, per­
ché Hegel omette di ricordare che anche quest’ultimo, alla fine, ricono­
sce la propria colpa.
Nelle
Lezioni sulla filosofia della storia
Hegel ricorda Antigone nel
paragrafo su «Lo Stato», presentandola come espressione della volontà
soggettiva, della passione. Egli cita di nuovo, cioè per la terza volta, i
due versi citati da Aristotele: «Le leggi divine non sono né di ieri né di
oggi: no, la loro vita è immortale e nessuno saprebbe dire donde pro­
vennero». Poi aggiunge che «le leggi della moralità non sono acciden­
tali, sono la razionalità stessa», ma ciò che fa sì che « il momento sostan­
ziale abbia vigore, sussista e si mantenga nell’agire reale degli uomini e
nella loro disposizione d ’animo», questo è lo Stato. «Lo Stato non esiste
per i cittadini: si potrebbe dire che esso è il fine, e quelli sono i suoi stru­
menti»23. Qui si ha l’impressione che il conflitto tra i due opposti unila­
terali, Antigone e Creonte, ovvero la famiglia e la comunità, preceden­
temente presentato come risolubile solo con la fine di entrambi, si risol­
va invece nello Stato, che poi sarebbe la vittoria di Creonte.
La stessa impressione si riporta leggendo i
Lineamenti difilosofia d el
diritto
, dove Hegel si richiama alla
Fenomenologia d ello spirito
, presen­
tando Antigone come l’espressione della famiglia, della pietà familiare,
21 Id.,
Lezioni sulla storia della filosofia,
tr. it. Firenze, 1964, voi. II, p. 42.
22 Ivi, p. 101.
23 Io.,
Lezioni sulla filosofia della storia,
tr. it. Firenze, 1967, voi. I, p. 105.
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