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ENRICO BERI !
Nussbaum riconosce che Sofocle sta dalla parte di Antigone, e cita il d i­
scorso di Emone, secondo il quale la città, intesa come il popolo, sostie­
ne Antigone27, e osserva che «era uno dei motivi di orgoglio della Atene
di Pericle quello di avere sviluppato un ordine civico che incorporava e
rispettava le richieste delle ‘leggi non scritte’ derivanti dall’obbligazione
religiosa (cfr. Tucidide, II, 37)»28.
Tuttavia, secondo Nussbaum, non è questo l ’insegnamento della tra­
gedia, bensì un altro, cioè anzitutto la non risolubilità del conflitto tra­
gico, non compresa a suo giudizio da Hegel - il quale invece, almeno nel­
la
Fenomenologia
, sembra averlo compreso - , e poi soprattutto la ne­
cessità di un sapere pratico non rigido, come quello dei due protagoni­
sti, che si attengono strettamente all’obbedienza alle rispettive leggi, ben­
sì flessibile, adattabile ai casi particolari, che ammette eccezioni e quin­
di deroghe alle leggi, quale emerge soprattutto dal discorso di Tiresia29.
Ebbene, questo sapere pratico non è altro che la
phronésis
di cui parla
Aristotele, come la stessa Nussbaum riconosce scrivendo che Tiresia
«prospetta a Creonte (come anche Aristotele opporrà ai suoi opposito­
ri platonici) una saggezza pratica che risponde alla forma del mondo na­
turale adattandosi alla sua complessità e riconoscendola nel modo che le
è dovuto. (Aristotele userà l’immagine dell’architetto che misura una
complicata colonna con una striscia di metallo flessibile, mettendo a con­
fronto questa adattabilità con la grossolanità di chi affronta la stessa co­
lonna con una riga rigida). Quest’arte deliberativa combina in modo ap­
propriato l’attività con la passività, la fedeltà ai propri fini con la sensi­
bilità verso il mondo».
Che la necessità della
phronésis
sia il vero insegnamento
àdKAnti­
gon e,
come vedremo tra poco, è oggi ampiamente riconosciuto50, ma la
phronésis
per Aristotele non è solo un sapere flessibile; è anche la virtù
per eccellenza dell’uomo politico, cioè di colui che sa interpretare la vo­
lontà della
polis
guidandola verso il bene comune, di cui non a caso Ari­
stotele cita come modello Pericle31. Il peccato di Creonte, dunque, è, sì,
la mancanza di
phronésis
intesa come flessibilità, ma anche la mancanza
di
phronésis
intesa come capacità di deliberare le azioni più efficaci a rag-
27 Ivi, p. 147.
28 Ivi, p. 158.
29 Cfr. ivi, pp. 160-178.
30 Ciò
è
stato messo bene in luce anche da L.M.
NAPOLITANO V
alditara
,
Scenografie mo­
rali nell’«Antigone» e nell’«Edipo re»: Sofocle e Aristotele,
in
Antichi e nuovi dialoghi
, cit., pp.
101-149.
31 A
ristot
.
Eth. Nic.
VI 5,1140 b 8-11.
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