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ENRICO BERTI
Dal
phronein
tragico alla
phronésis
pratica: sarà questa la massima in grado
di sottrarre la convinzione morale alla rovinosa alternativa dell’univocità o
dell’arbitrio54.
Benché dunque nemmeno Ricoeur, così come Nussbaum, riconosca
una soluzione all’interno della tragedia - soluzione che a mio parere, in­
vece, Aristotele intravede - , egli vede quest’ultima come un passaggio
necessario verso la
phronésis
, l’unica che può fornire la soluzione, e d i­
chiara che l’efficacia formativa di questo passaggio è dovuta soprattutto
alla catarsi.
Il carattere del tutto aristotelico di questo richiamo alla catarsi tragi­
ca è provato dal fatto che lo stesso Aristotele, nell’ultima citazione che
fa dell’
Antigone,
connette questa tragedia proprio alla
katharsis.
Si trat­
ta del passo della
Poetica
dedicato a spiegare come il poeta deve opera­
re al fine di suscitare il piacere proveniente dalla pietà e dal terrore, cioè
di produrre la famosa «purificazione» (
katharsis
) che è propria della tra­
gedia. Tra le azioni che maggiormente producono questo effetto Aristo­
tele segnala quelle che procurano dolore tra persone legate da relazio­
ni d ’affetto, per esempio quando il fratello uccida il fratello, o il figlio uc­
cida il padre, magari senza saperlo, come accade nel
[’Edipo re
di Sofo­
cle, o il figlio uccida la madre, sapendo di farlo, come accade nelle
Coefo­
re
di Eschilo, o la madre uccida i figli, sapendo di farlo, come accade
nella
Medea
di Euripide. Poi aggiunge:
Di queste situazioni, quella in cui, conoscendo, si sta per agire ma non si
agisce
è
la peggiore, giacché possiede l’aspetto ripugnante ma non quello
tragico, in quanto
è
priva di patimento. Perciò nessuno opera in modo si­
mile, se non in pochi casi: per esempio,
neWAntigone
Emone nei confronti
di Creonte55.
L’allusione è ai versi 1231-1239, in cui il nunzio narra che Emone, vi­
sto il cadavere di Antigone messa a morte da Creonte, balza addosso a
suo padre cercando di ucciderlo, ma, poiché questi si salva fuggendo, ri­
volge la spada contro se stesso e si trafigge, cadendo a sua volta cadave­
re presso il cadavere della sposa.
Anche se Aristotele sembra citare il tentativo di parricidio commesso
da Emone come un controesempio di azione tragica, perché mancata, non
c’è dubbio che egli ha presente il suicidio di Emone che immediatamen­
54 Ivi, pp. 352-354.
35 A r is t o t .
Poet.
1 4 ,1 4 5 3 b 37-1454 a 2.
1...,54,55,56,57,58,59,60,61,62,63 65,66,67,68,69,70,71,72,73,74,...272