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ENRICO BERTI
Due cause - egli scrive - paiono aver dato origine alla poesia, ed esse so
no naturali. In effetti, l’imitare è connaturato agli uomini fin da bambini, e
per questo essi differiscono dagli altri animali, dal momento che l’uomo è
un animale massimamente incline ad imitare e si procura i primi insegna-
menti per mezzo dell’imitazione; per altro verso, il fatto che tutti provano
piacere per gli oggetti raffigurati39.
E più oltre:
Causa di ciò è che apprendere (
manthanein
) è la cosa più piacevole non
soltanto per i filosofi, ma, parimenti, anche per gli altri uomini... Per que
sto motivo, infatti, provano piacere vedendo le immagini, perché nel guar
darle capita che imparino e argomentino che cos’è ciascuna cosa»40.
Dunque la poesia suscita passioni come la pietà e il terrore, ma al tem
po stesso le purifica dal dolore, perché in quanto arte è imitazione, e in
tal modo produce piacere, il piacere di apprendere, di conoscere «che
cos’è ciascuna cosa».
A questa concezione è legata la dottrina aristotelica del valore cono
scitivo della poesia, esposta nel celebre passo della
Poetica
in cui si dice
che:
compito del poeta è questo: non dire le cose che sono avvenute, bensì
quali sarebbero potute avvenire, ossia quelle possibili secondo il verisimile
o il necessario [...] Per questo la poesia è affare più filosofico e più serio
(pbilosophóteron kai spoudaioteron)
della storia: giacché la poesia dice piut
tosto le cose universali, mentre la storia quelle individuali. È universale che
ad una persona di una certa qualità capiti di dire o di fare secondo il verisi
mile o il necessario determinate cose di una certa qualità: al che mira la poe
sia imponendo dei nomi; è invece un individuale che cosa fece o che cosa
subì Alcibiade41.
La poesia, dunque, fa conoscere l’universale, come la filosofia, cioè
il sapere, la scienza in generale; ma lo fa conoscere attraverso l’imitazio
ne, cioè la rappresentazione del possibile, un possibile verisimile. In tal
modo essa suscita passioni quali la pietà, verso i personaggi rappresen
tati, e il terrore, per le sciagure che ad essi capitano, ma purificando que
ste passioni dal dolore a cui normalmente si accompagnano, e produ
cendo in luogo di esso il piacere di apprendere che cosa accade a chi agi
sce in un certo modo.
59 Id.,
Poet.
4, 1448 b 5-9.
40 Ivi, 1448 b 12-17.
41 Ivi, 9, 1451 a36-B 11.