TRAGEDIA E FILOSOFIA IN ARISTOTELE
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Come ricorda Donini, per Aristotele la poesia, l ’arte in genere, ha un
grande valore educativo, infatti nella
Politica
egli assegna alla città il com
pito di educare i giovani proprio attraverso l’arte. Tra le arti, la musica è
la più adatta ai giovani, perché li educa alle virtù etiche, cioè alle virtù
consistenti nella medietà, nella moderazione42. La tragedia invece è più
adatta agli adulti, perché li educa a una virtù che non è ancora alla por
tata dei giovani, cioè alla saggezza (
phronèsis
), in quanto, portando a
compimento la catarsi iniziata dalla musica, fa vedere che cosa accade a
chi si comporta in modo dissennato e in tal modo aiuta a capire come ci
si deve comportare per essere felici, il che è appunto il compito della sag
gezza. Nella famosa definizione della tragedia, data nella
Poetica,
Ari
stotele dichiara infatti:
la tragedia è mimesi di un’azione elevata e compiuta in se stessa, dotata
di grandezza, con un linguaggio che dà piacere, [ ...] la quale, tramite pietà
e terrore, porta a compimento (
perainousa
) la purificazione delle passioni
proprie di questo genere di azioni43.
Dunque la tragedia non produce la prima catarsi, ma «porta a compi
mento» (questo è il vero significato del verbo
perainó)
una catarsi prece
dentemente iniziata, producendo il piacere di apprendere la saggezza, cioè
la virtù che suggerisce come dobbiamo comportarci per ottenere la felicità.
Ebbene, fra tutte le tragedie greche
VAntigone
è forse quella che più
di ogni altra ha come suo scopo quello di insegnare la saggezza, per cui
si può dire che essa è un vero inno alla saggezza44. Naturalmente non si
tratta di un insegnamento diretto, quale si addice a un trattato di etica o
di pedagogia, bensì di un insegnamento indiretto, attuato per mezzo del
la rappresentazione di ciò che accade quando manca la saggezza. Gli ac
cenni a questa virtù e alle nozioni affini, nel dramma di Sofocle, sono in
fatti numerosissimi45. Nel primo episodio Creonte esordisce dichiaran
do che «è impossibile conoscere bene il pensiero e il senno
(phronèma
kai gnóm è)
di qualunque uomo, prima che abbia fatto prova nel gover
no e nelle leggi»46, e con ciò riconosce che nel governare la città sarà mes
42 Questa
è
oggi l’interpretazione più diffusa, cfr. S.
HALLIWELL,
Aristotle’s Poetics,
Lon
don, 1986; R.
J
anko
,
From Katharsis to Aristotelian Mean,
in
Essays on Aristotle's Poetics,
ed.
by A. Oksenberg Rorty, Princeton, 1992, pp. 341-359.
43 A
ristot
.
Poet.
6, 1449 b 24-28.
44 Così pensano anche Nussbaum, Ricoeur e Napolitano Valditara, nelle opere già men
zionate.
45 N
apolitano
V
alditara
,
op. cit.,
p. 105, ha notato che su 180 ricorrenze in tutto Sofo
cle di termini connessi alla saggezza ben 50, cioè quasi un terzo, figurano
r\e\YAntigone.
46 SOFOCL.
Ant.
175-177.