PIETRO PIOVANI E IL «BOLLETTINO DEL CENTRO DI STUDI VICHIANI»
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di secondo Novecento, segnata da una disorientante indeterminatezza
di contenuti e da una vera e propria fede nel valore di un discorso me­
todologico ‘puro’, si è distinta la fedeltà a ciò che il «Bollettino», sin dal­
l’origine, ha voluto essere, nonostante il suo «titolo», «deliberatamente
anodino e riservato»: non un semplice resoconto di ricerche e di infor­
mazioni bibliografiche, ma una vera e propria rivista, nata da un’idea ge­
nerale non generica, come Piovani sottolinea nelle dense pagine di com­
mento critico alle
D ieci annate d e l Bollettino d e l Centro d i Studi Vichia-
n i
(1980) che contengono un lucido testamento intellettuale dentro una
riflessione sui caratteri della rivista scientifica e ‘specialistica’ nella sto­
ria della cultura di secondo Novecento:
Una rivista non è un elenco di problemi, di cui mettere in luce i punti prin­
cipali, bensì la maniera di affrontare, di vedere quei problemi, numero dopo
numero, con coerenza e organicità. Una rivista implica omogeneità di per­
suasioni profonde, spontanea libertà di intese, determinazioni di competen­
ze più o meno late. Quali che siano le tematiche, vuole idee generali. Senza
idee generali non si fanno riviste. Questo vale anche per la rivista scientifica
[...]. Dalla seconda metà del Novecento, con le debite eccezioni, si va veri­
ficando che le riviste sembrino fatte per mettere in evidenza la crisi delle
idee, la sclerosi delle formule, l’angustia delle visioni, lo stato confusionale
culturale dei redattori [...]. In senso opposto sta accadendo che le riviste
specialistiche meglio riescano a creare rapporti di operosa comunicazione,
a far sì che spiriti affini si riconoscano tali. Un po’ è capitato anche alla no­
stra esperienza e saremmo tentati di vantarcene: menti lontane per forma­
zione e per originari interessi vi si sono ritrovate avvertendo un tono comu­
ne, rispettoso eppure fermo, pronto ad ascoltare col debito riguardo, ma ine­
sorabile nel togliere la parola al dilettantismo dei parolai3.
Per tutto ciò, all
'institutio
del «Bollettino» corrispondeva un’assun­
zione di responsabilità ma senza alcun progetto di «monopolizzazione
filosofica», finalizzato, nel caso specifico, a imporre una «visione
v ico ­
cen trica
della storia della filosofia», progetto inconciliabile, peraltro, con
le prerogative e gli scopi di una pubblicazione patrocinata e finanziata
da un Ente di Stato. Libero dai condizionamenti di un precostituito in­
dirizzo, il «Bollettino» non volle né seppe mai essere eclettico o equidi­
stante, teso, cioè, solo ad attingere o scimmiottare temi e programmi di
ricerca dall’esterno. Vigorosamente professato sul piano teorico, il «p lu­
ralismo», se implicava il rispetto di ogni prospettiva di studio seriamen-
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P. PIOVANI,
D ieci annate d el «Bollettino d el Centro d i Studi Vichiani»,
in questo «Bol­
lettino» X (1980), pp. 6-7.
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