IL SAPERE, LA NORMA, LA POESIA
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Aristotele, opera con il
senso com une
, con le opinioni degli uomini, es
sa, come Gadamer e Hennis pensano, si riduce ad una ermeneutica del-
l ’ethos, può solamente riarticolare ciò che da sempre è saputo?
Prima di affrontare le questioni relative al carattere pratico della
Scienza nuova
è necessaria però qualche considerazione sul concetto di
filosofia pratica
di Aristotele. La filosofia pratica nel modo in cui la in
tende Gadamer e, non molto diversamente da lui Hennis, trasforma
profondamente il concetto aristotelico. Dietro la concezione della filo
sofia pratica di Gadamer si trova, come bene hanno dimostrato sia Vol
pi che Berti, Heidegger e la sua interpretazione dell’etica di Aristotele12.
Gadamer, così Berti, riduce il significato della
filosofia pratica
al valore
ermeneutico della
phronésis
e le sottrae ogni carattere argomentativo13.
Non meraviglia, dunque, afferma ancora Berti, che una tale forma di ari
stotelismo sia stata accusata di conservatorismo. La definizione della fi
losofia pratica di Gadamer «non solo ripropone, attraverso Heidegger,
la filosofia pratica di Aristotele come filosofia tout court, ma
elimina da
essa proprio il mom ento dialettico, cio è la discussione, la critica d elle opi
n ion i e della stessa realtà esisten te
, riducendola all’intuizione propria del
phronimos,
vale a dire al giudizio dell’uomo saggio, espressione
<\&\Yethos
dominante»14. Per Berti è proprio il carattere dialettico e argomentativo
della filosofia pratica di Aristotele a permettere di dire che la filosofia
pratica è una scienza15. In quanto scienza, la filosofia pratica, pur pren
dendo le mosse dalle opinioni qualificate intorno ad un argomento, non
si limita solo a chiarirne il senso recondito. Essa, e questo è stato messo
in evidenza da un altro importante interprete di Aristotele e, cioè, da Ot-
12 Si veda: E.
BERTI,
L‘influenza di Heidegger nella
«
Riabilitazione della filosofia pratica
»,
in
Heidegger e la filosofia pratica,
a cura di P. Di Giovanni, Palermo, 1994, pp. 307-331; e F.
VOLPI,
Essere e Tempo: una versione aggiornata dell’Etica Nicomacbea? Heidegger e il proble
ma della filosofia pratica
, in
Heidegger e la filosofia pratica,
cit., pp. 333-370.
13 Si veda su ciò anche: M. RlEDEL,
Heidegger und der bermeneutiscbe Wegzurpraktischen
Philosophie
, in Id.,
Fiir eine zweite Philosophie,
Frankfurt a. M., 1988, pp. 171-196.
14 E.
B
erti
,
L’influenza di Heidegger...,
cit., p.
322;
corsivo nostro. A d accu sare il neoa-
ristotelism o di co nservatorism o a p artire d a u n a posizion e k an tian a sono stati Jiirg e n H ab er
m as e H erb ert S ch n aed elb ach . Si veda: J . HABERMAS,
OberMoralitdt undSittlichkeit. Was ma-
cht eine Lebensform Rational?,
in
Rationalitat,
hrsg. v. H . S ch n aed elb ach , F ran kfu rt a.
M.,
1984;
H . SCHNAEDELBACH,
Was ist Neoaristotelismus?,
in
Moralitdt und Sittlichkeit. Das Pro-
blem Hegel und die Diskursethik
,
hrsg. v.
W.
K uh lm an n, F ran kfurt a.
M., 1986.
15 L’essere scienza a tutti gli effetti della filosofia pratica non è inficiato dal suo
status
par
ticolare, legato al carattere ontologico dell’essere di cui la filosofia pratica è scienza. Occu
pandosi di conoscere un tipo di essere caratterizzato non dalla necessità ma dal fatto che nel
suo ambito ciò che accade, accade
per lo più
in un determinato modo, la filosofia pratica è co
noscenza
vera
di tale regolarità probabile. Su tutto ciò si veda: E. Berti,
Le ragioni di Aristo
tele,
Bologna, 1988.