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VANNA GESSA KUROTSCHKA
ca, Vico intende
dimostrare
che il
sapere poetico
ha veramente quel ca­
rattere pratico e produttivo che il filosofo gli ha attribuito nel secondo
libro della sua opera.
Tale compito, esplicitamente annunciato nella
fisica poetica
, viene as­
solto da Vico attraverso un confronto diretto con Platone e con Aristo­
tele. Che nel momento in cui assolveva il compito di ridefinire sintetica­
mente gli
aspetti
pregnanti del concetto di
sapere poetico
Vico sentisse il
bisogno di confrontarsi con Platone e con Aristotele non è certo privo
di significato21. La questione del rapporto fra la poesia e la filosofia era
stata infatti sia per Platone che per Aristotele filosoficamente assai rile­
vante. Attraverso la definizione del rapporto della filosofia con la poesia
i due antichi filosofi avevano infatti tematizzato un aspetto centrale del
loro pensiero. Prendendo le distanze da Platone e dichiarando il suo ac­
cordo con Aristotele su una questione per lui tanto rilevante quanto quel­
la della ridefinizione del valore sapienziale ed educativo della poesia, Vi­
co intende collocare teoricamente in modo preciso la teoria del
sapere
poetico.
In nessuna altra parte della
Scienza nuova
l ’aristotelismo è tanto
dominante quanto nell’ambito del
sapere poetico.
Nel terzo libro della
Scienza nuova
il debito contratto con Aristotele viene da Vico ricono­
sciuto puntualmente e pagato in pieno.
Il terzo libro della
Scienza nuova
si apre con una polemica di Vico
nei confronti di Platone. Poiché l’intenzione di Vico era quella di d i­
mostrare il valore sapienziale e, dunque, la rilevanza eminentemente
educativa della poesia, trovare già nell’introduzione al capitolo ded i­
cato alla
discoverta
del vero Omero una polemica antiplatonica non ci
meraviglia. La critica nei confronti di Platone è però diversa da quella
che ci si aspetterebbe. A Platone Vico non rimprovera infatti di aver
negato valore conoscitivo e educativo alla poesia22. Il rimprovero che
viene fatto a Platone è un altro. La sapienza poetica è stata la sapienza
dei popoli della Grecia, dice Vico. Se ciò è vero, anche la sapienza di
Omero non è stata
d i spezie pun to diverse.
Ma poiché «P latone ne la-
21 Quel concetto in cui il filosofo ritiene sia coagulato ciò che di veramente
nuovo
la
Scien­
za nuova
ha da dire.
22 Sul rapporto di Platone con la poesia tragica particolarmente interessante il lavoro di
M.
C h . NUSSBAUM,
Lafragilità del bene. Fortuna ed etica nella tragedia e nella filosofia greca,
tr. it. Bologna, 1996, in partic. «Il teatro antitragico di Platone», pp. 257-279. Il dialogo pla­
tonico è per Nussbaum una specie di teatro inventato per soppiantare la tragedia come para­
digma di insegnamento etico. Mentre i personaggi del teatro tragico sono tratti dai miti, nei
dialoghi sono personaggi della vita; i dialoghi non sono scritti in versi ma in una prosa di­
scorsiva e non retorica; non raccontano un’azione ma in essi ciò che avviene è il dialogo; coin­
volgono poi l’elemento intellettuale e lasciano fuori quello emotivo e sentimentale.
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