IL SAPERE, LA NORMA, LA POESIA
79
Compito del poeta non è dire ciò che è avvenuto ma ciò che potrebbe
avvenire, vale a dire ciò che è possibile secondo verosimiglianza o necessità.
Lo storico e il poeta non differiscono fra loro per il fatto di esprimersi in ver
si o in prosa - si potrebbero mettere in versi le storie di Erodoto - , ma dif
feriscono in quanto uno dice le cose accadute e l’altro quelle che potrebbe
ro accadere. Per questo motivo la poesia è più filosofica e più seria della sto
ria, perché la poesia si occupa piuttosto dell’universale, mentre la storia rac
conta i particolari. Appartiene all’universale il fatto che a qualcuno capiti di
dire o di fare certe cose secondo verosimiglianza o necessità, e a questo mi
ra la poesia, aggiungendo successivamente i nomi; appartiene invece al par
ticolare dire cosa ha fatto o cosa è capitato ad Alcibiade52.
La poesia per Aristotele non ci fa allora conoscere con mente pura ciò
che è accaduto a questo o quel personaggio come secondo Aristotele fa
invece la storia. La poesia pone un nesso necessario fra eventi che po
trebbero paradigmaticamente accadere ad un personaggio fornito di un
determinato carattere in una determinata situazione. La poesia si occupa,
dunque, dell’universale, per Aristotele, di quella forma di universale sin
golare che è oggetto anche della sua ricerca etica. Anche nell’ambito del
l’etica il valore universale delle scelte dell’uomo saggio è definito da Ari
stotele dalla loro capacità di essere esemplari. Il criterio della scelta pra
tica è, come è noto, identificato nell’etica non in un principio astratto ma
nell’esempio della vita di un uomo saggio che deve fungere da paradig
ma universale dell’agire. L’esempio del saggio deve poi essere usato da
ciascuno non nel senso che chi agisce deve riprodurre imitandolo il suo
comportamento. È la capacità di
raffigurare
con l’immaginazione ciò che
il saggio farebbe in quelle particolari circostanze in cui l ’agente delibera
quella che entra in gioco nella scelta pratica buona e che per Aristotele
viene esercitata attraverso la poesia. È prima di tutto in questo senso per
Aristotele che la poesia (quella tragica ma anche quella epica che Aristo
tele considera alla stessa stregua di quella tragica53) ha un rilevantissimo
contenuto cognitivo. La poesia mette in scena storie esemplari di esseri
umani che agiscono coerentemente al loro carattere e alle circostanze del
la vita in cui si trovano ad operare scegliendo con
verosimiglianza e n e
cessità
le strategie d ’azione esemplarmente migliori.
32
Poetica
, 1450 b 36 - 1451 a 12.
33 Sulla continuità fra poesia omerica e tragedia Platone e Aristotele concordano. Si ve
da:
PLATONE,
Repubblica,
605 c
9
- 606 c. Si può notare che Platone fa riferimento a Omero
e ai tragici accomunandoli nella sua critica. Si veda anche: Aristotele,
Poetica,
1448 b 28. In
generale sul problema della tragedia in Platone e Aristotele in Italia si veda: S.
FERRETTI,
Os
servazioni sulla tragedia attica in Platone e Aristotele,
in
Gigantomachia. Convergenze e diver
genze tra Platone e Aristotele,
a cura di M. Migliori, Brescia, 2002, pp. 131-142.