IL SAPERE, LA NORMA, LA POESIA
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Compito del poeta non è dire ciò che è avvenuto ma ciò che potrebbe
avvenire, vale a dire ciò che è possibile secondo verosimiglianza o necessità.
Lo storico e il poeta non differiscono fra loro per il fatto di esprimersi in ver­
si o in prosa - si potrebbero mettere in versi le storie di Erodoto - , ma dif­
feriscono in quanto uno dice le cose accadute e l’altro quelle che potrebbe­
ro accadere. Per questo motivo la poesia è più filosofica e più seria della sto­
ria, perché la poesia si occupa piuttosto dell’universale, mentre la storia rac­
conta i particolari. Appartiene all’universale il fatto che a qualcuno capiti di
dire o di fare certe cose secondo verosimiglianza o necessità, e a questo mi­
ra la poesia, aggiungendo successivamente i nomi; appartiene invece al par­
ticolare dire cosa ha fatto o cosa è capitato ad Alcibiade52.
La poesia per Aristotele non ci fa allora conoscere con mente pura ciò
che è accaduto a questo o quel personaggio come secondo Aristotele fa
invece la storia. La poesia pone un nesso necessario fra eventi che po­
trebbero paradigmaticamente accadere ad un personaggio fornito di un
determinato carattere in una determinata situazione. La poesia si occupa,
dunque, dell’universale, per Aristotele, di quella forma di universale sin­
golare che è oggetto anche della sua ricerca etica. Anche nell’ambito del­
l’etica il valore universale delle scelte dell’uomo saggio è definito da Ari­
stotele dalla loro capacità di essere esemplari. Il criterio della scelta pra­
tica è, come è noto, identificato nell’etica non in un principio astratto ma
nell’esempio della vita di un uomo saggio che deve fungere da paradig­
ma universale dell’agire. L’esempio del saggio deve poi essere usato da
ciascuno non nel senso che chi agisce deve riprodurre imitandolo il suo
comportamento. È la capacità di
raffigurare
con l’immaginazione ciò che
il saggio farebbe in quelle particolari circostanze in cui l ’agente delibera
quella che entra in gioco nella scelta pratica buona e che per Aristotele
viene esercitata attraverso la poesia. È prima di tutto in questo senso per
Aristotele che la poesia (quella tragica ma anche quella epica che Aristo­
tele considera alla stessa stregua di quella tragica53) ha un rilevantissimo
contenuto cognitivo. La poesia mette in scena storie esemplari di esseri
umani che agiscono coerentemente al loro carattere e alle circostanze del­
la vita in cui si trovano ad operare scegliendo con
verosimiglianza e n e­
cessità
le strategie d ’azione esemplarmente migliori.
32
Poetica
, 1450 b 36 - 1451 a 12.
33 Sulla continuità fra poesia omerica e tragedia Platone e Aristotele concordano. Si ve­
da:
PLATONE,
Repubblica,
605 c
9
- 606 c. Si può notare che Platone fa riferimento a Omero
e ai tragici accomunandoli nella sua critica. Si veda anche: Aristotele,
Poetica,
1448 b 28. In
generale sul problema della tragedia in Platone e Aristotele in Italia si veda: S.
FERRETTI,
Os­
servazioni sulla tragedia attica in Platone e Aristotele,
in
Gigantomachia. Convergenze e diver­
genze tra Platone e Aristotele,
a cura di M. Migliori, Brescia, 2002, pp. 131-142.
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