IL SAPERE, LA NORMA, LA POESIA
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È chiaro che il poeta deve essere creatore di trame piuttosto che di ver­
si, perché è poeta in quanto imita, e imita le azioni. Se anche gli capita di
rappresentare fatti avvenuti, è ugualmente poeta: niente impedisce infatti
che tra i fatti avvenuti ce ne siano alcuni che è verosimile avvengano, e se­
condo tale verosimiglianza ne è lui il creatore35.
Nella poesia ciò che è in gioco per Aristotele non è un sapere che ri­
specchia ciò che già è ma, come nel concetto di
sapere poetico
vichiano,
un sapere che usa l’immaginazione in maniera metodica, con
misura,
per
produrre un vero che
raffigura
qualcosa di più vero di ciò che è perché
rispetto a ciò che è si propone come la sua norma.
Il
sapere poetico
per Vico non è però
pratico
solamente perché pos­
siede un carattere paradigmatico. La
sapienza poetica
ha un carattere emi­
nentemente pratico anche, e forse soprattutto, perché diviene il moven­
te di una prassi che per Vico è
antropologicamente e on tologicam ente co ­
stitutiva.
Anche questo aspetto rilevantissimo nel concetto di sapere poe­
tico era presente in Aristotele. Ricordare il nesso che Aristotele istitui­
sce fra
Poetica
ed
Etica
non è sufficiente per cogliere il carattere costitu­
tivo che anche per Aristotele inerisce al pensiero pratico. Far riferimen­
to al concetto di
bios umano -
che Aristotele definisce in particolare nel­
la
Psicologia -
è qui molto utile. L’
immaginazione
gioca per Aristotele un
ruolo rilevante non solo nella
Poetica
e nell’
Etica,
quando, come abbia­
mo detto, il filosofo definisce le facoltà che entrano in gioco nella
buona
deliberazione,
ma anche nella
Psicologia
36. Nella
Psicologia
che, non di­
mentichiamolo, è una scienza
fisico-biologica,
Aristotele definisce il
bios
umano
e afferma che colui che è in grado di formulare una corretta de­
finizione di esso è il
vero fisico.
Ma chi è per Aristotele il
vero fis ico
?
Diversamente definirebbero il fisico e il dialettico ciascuna di queste af­
fezioni, ad esempio che cosa è la collera: per quest’ultimo è il desiderio di
vendetta, o qualcosa di simile, per il primo è il ribollire del sangue o del ca­
lore che sta intorno al cuore. Dei due l’uno rende conto della materia, l’al­
tro della forma e, cioè, della nozione. [...] Chi di questi è il fisico? Forse chi
parla di materia e ignora la nozione, ovvero chi parla solo della nozione?
Non è piuttosto chi tien conto di entrambe?37
Ma la collaborazione del fisico e del filosofo non è sufficiente a defini­
re il
bios umano
per Aristotele. L’apporto del
VEtica
è infatti indispensa­
35 Si veda:
A
ristotele
,
Poetica,
cit.,
1451 b 25-32.
36 Si veda su ciò: V.
GESSA KUROTSCHKA,
Individualità biologica e identità,
in corso di
stampa in un volume collettaneo a cura di
G .
Cantillo.
37 Si veda:
ARISTOTELE,
Dell’anima
,
403
a
2 8-b 12.
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