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VANNA GESSA KUROTSCHKA
bile alla formulazione completa di tale definizione. In quale rapporto è la
corretta definizione del
bios umano
con
VEtica
se questa si occupa non di
ciò
ch e è
ma di ciò che
è consigliabile perseguire
per raggiungere il bene
umano più grande e, cioè, 1
'eudaimoniaì
Poiché lo statuto epistemologi­
co della fisica per Aristotele non è la
necessità
ma la
possibilità
, poiché la
fisica si occupa di ciò che accade
p er lo più
e non di ciò che è sempre allo
stesso modo e non può che essere in tale modo, la risposta alla questione
dei caratteri della
vita umana
è una questione che implica, e in maniera
eminente proprio per l’essere umano, la
scelta
del meglio. Proprio perché
l’essere umano non è una pietra, ma neanche una pianta o un animale e
neanche un astro o un Dio, è necessario per Aristotele che l ’
Etica
colla­
bori con la
Biologia
e con la
Filosofia
per definirne i caratteri. Ciò signifi­
ca che per Aristotele l
'Etica
non è da un punto di vista
antropologico
ed
ontologico
un inutile orpello, ma lo strumento eminente attraverso il qua­
le il
bios umano
porta a compimento nella maniera migliore ciò che nella
sua
forma d i vita
specifica non è definito da un codice immutabile, ma è
lasciato aperto alla determinazione attraverso la scelta pratica38. E la ca­
pacità di deliberare bene ad esprimere per Aristotele l’
aspetto
più proprio
del
bios umano
, quell’
aspetto
attraverso il quale si rende visibile la diffe­
renza specifica di questo dalle pietre, dagli animali, dagli astri e dagli dei.
Ma come descrive Aristotele la struttura della buona deliberazione?
Quale tipo di sapere è in gioco quando deliberiamo bene? Quando nel­
la
Psicologia
Aristotele definisce la struttura della scelta pratica indica
molto precisamente la rilevanza di quello che Vico definirà l ’elemento
poetico
del sapere:
Poiché ci sono tre cose: una il motore, la seconda ciò con cui muove, la
terza ciò che
è
mosso, e il motore
è
duplice: uno immobile, l’altro motore e
mosso, il motore immobile
è
allora il bene che
è
oggetto dell’azione, il mo­
tore mosso
è
la facoltà appetitiva [...], e ciò che
è
mosso
è
l’animale, men­
tre lo strumento con cui la tendenza muove
è
senz’altro corporeo, e perciò
10 si deve esaminare tra le funzioni comuni al corpo e all’anima. [...] In ge­
nerale dunque, come si
è
detto,
è
in quanto ha la facoltà di tendere che l’a­
nimale
è
capace di muovere se stesso, e non possiede questa facoltà senza
l’immaginazione. Ogni immaginazione poi
è
razionale o sensitiva, e di que-
st’ultima sono forniti anche gli animali39.
11movente della prassi umana è per Aristotele il
desiderio
(orexis) di
qualcosa che viene
raffigurato
come un bene e che per questo viene per­
38 Si veda su ciò:
A . F
errarin
,
Saggezza, immaginazione e giudizio pratico. Studio su Ari­
stotele e Kant,
Pisa, 2004, in partic. pp. 117-129.
39 A
ristotele
,
Dell’anima,
433 b 12-30.
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