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VANNA GESSA KUROTSCHKA
mento in cui deve indicare la paternità dell’idea centrale sulla quale il
sa
pere poetico
si costituisce, e cioè
l ’universale fantastico
e il carattere della
creatività
ad esso connesso, per evitare di essere frainteso su un
aspetto
ri
levante del sapere poetico. Se il vero Omero è un universale fantastico, il
coagulo della fantasia che ha elaborato quel sapere alla base della prassi
che ha prodotto la
forma umana
, prendere le distanze da Platone era im
portante. Vico non voleva solamente affermare il valore
paradigmatico
e
normativo
del
vero poetico-,
a Vico interessava anche, e lo dice esplicita
mente, precisare che il contenuto di quella
fantasia-memoria-imgegno
che
produce un sapere fornito di un alto valore pratico e normativo, non è il
sapere riposto,
ciò che la mente libera dal senso conosce speculativamen
te e da sempre è. Il contenuto del
sapere poetico,
del sapere pratico-nor
mativo non è ciò che sempre è stato, l’idea eterna. Il contenuto di quel
v e
ro poetico,
quel vero creato da menti che ancora non si sono liberate dai
sensi e che con i sensi e i desideri conoscono, quel vero prodotto da esse
ri corpulenti forniti di una identità solo sensibile, non è l’eterno vero che
Platone ha definito nella sua atemporale universalità. Il sapere, elaborato
dalle menti incorporate che pensano con facoltà fisiche, non rispecchia
ciò che da sempre è, ma inventa un sapere che ha un significato eminen
temente normativo e antropologicamente costitutivo e creativo.
Vico non riteneva di aver risolto i problemi sui quali aveva attratto
l’attenzione dei contemporanei nella sua critica al soggetto epistemico,
e al sapere che su tale soggetto si costituiva, contrapponendo a tale mo
dello di soggettività e al suo modo di conoscere il vero l ’identità sensi
bile e la sua modalità creativa e pratica di conoscere. Piuttosto che so
stituirsi al
sapere riposto,
il
sapere poetico
avrebbe dovuto essere integra
to per Vico nel
sapere riposto.
Vico non ha assolto tale compito e ce lo
ha lasciato in eredità.
V
ann a
G
e ssa
K
u ro t sch k a
UNA NATURA
SECUM IPSA DISCORS.
VICO E l ‘MOSTRI POETICI’
Nel raccontare i sogni di quella formidabile notte del 10 novembre
1619, la notte che cambiò la vita e il percorso filosofico di Cartesio,
Adrien Baillet descrive forse inconsapevolmente un percorso che avvi
cina fortemente la pratica della filosofia all’immaginazione poetica, un
tragitto che fonde in uno due metodi apparentemente distanti. Con il
racconto di quei tre sogni e il resoconto della loro interpretazione al-