UNA NATURA
SECUM IPSA DISCORS
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l’interno stesso del sogno viene formulata a voce alta una domanda che
sarà una questione gnoseologica fondamentale in epoca moderna: qual
è il discrimine tra la possibilità di comprensione di un oggetto e l’im­
possibilità di pensarlo? E quali sono gli strumenti conoscitivi che il sog­
getto ha a disposizione per compiere entrambe le constatazioni? Che ca­
rattere di veridicità assume una rappresentazione possibile e vera che
non corrisponde a un oggetto altrettanto vero?
Nella seconda delle
Meditazioni metafisiche
, Cartesio cerca la linea di
confine tra le illusioni di un ipotetico sogno e le certezze di una realtà
stabile:
le cose rappresentate nel sogno sono come quadri o pitture le quali posso­
no essere formate soltanto a somiglianza di qualcosa di reale e di vero [...]. Per­
ché, a dire il vero, i pittori, anche quando cercano con il maggior artificio di
rappresentare le sirene ed i satiri con forme bizzarre e straordinarie, non pos­
sono tuttavia dar loro forme di natura interamente nuova, ma fanno soltanto
una certa mescolanza e contaminazione tra le membra di diversi animali; od
anche, se per caso la loro immaginazione fosse così stravagante da inventare
qualcosa di talmente nuovo che non sia mai stato visto qualcosa di simile e che
perciò la loro opera ci rappresenti una cosa totalmente falsa e fantastica, de­
vono certamente essere reali almeno i colori con cui essi le compongono1.
Prima di tutto viene stabilito che una rappresentazione fantastica qua­
le quella che si può manifestare in un sogno non è mai una rappresenta­
zione inventata, nel senso di totalmente nuova e senza elementi di realtà,
ma è piuttosto frutto di un’operazione combinata di elementi veri ed ele­
menti falsi; poi, che è proprio questa mescolanza che produce straordi­
narietà. Ed è peraltro una rappresentazione che si forma secondo uno
statuto di somiglianza con qualcosa di vero, secondo un meccanismo che
Vico ha descritto con efficacia nel dire che
gli uomini ignoranti delle cose, ove ne vogliono far idea, sono natural­
mente portati a concepirle per somiglianze di cose conosciute. Ed ove non
ne hanno essi copia, l’estimano dalla loro propia natura»2:
un meccanismo esclusivo della facoltà ingegnosa, che tende a proce­
dere per elaborazione di somiglianze utilizzando la tecnica dell
'inventio
1 R.
D
escartes
,
Meditationes de prima philosophia,
in Id.,
Opere filosofiche,
a cura di
B.Widmar, Torino, 1981,p. 199;
(BuvresdeDescartes,
parCh. Adam et P. Tannery, Paris, 1996,
voi. VII, pp. 19-20.
2G. V ico
,Scienza nuova 1725,
in Id.,
Opere,
a cura di A. Battistini, Milano, 1990, p. 1125.
D’ora in poi 5«25.
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