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MANUELA SANNA
che non funziona più come
ars
scopritrice di verità, quanto piuttosto di
approssimazioni, verosimiglianze che si avvalgono anche di un materia­
le interno, insito nella natura umana, dell
’inventio
in quanto ricerca di
ciò che viene dimenticato momentaneamente.
Il mestiere del poeta è analogo a quello del pittore5 e uguale funzio­
ne assolvono parole e colori, in quanto entrambi non sono semplici stru­
menti espressivi, ma in se stessi idee indiscernibili dai soggetti che le con­
cepiscono. Questi non li traducono in semplice materia, ma in materia
attuata per somiglianze con il reale percepito con la vista e attraverso la
vista riconoscibile come somigliante. Entrambi le arti della pittura e del­
la poesia, arti «quae imitatione constant», fanno il vero mediante lavoro
d ’ingegno, che opera seguendo la logica della verosimiglianza.
Infine, e questo Vico ce lo dirà con chiarezza, solo questa ecceziona­
lità rende possibile la conoscenza come progresso, perché ci spinge a fa­
re domande e a chiedere cosa gli oggetti vogliano significare. Il
topos
del­
la meraviglia che partorisce la scienza, e che cresce proporzionalmente
alla grandezza dell’effetto ammirato4. Questa metafora dominante della
Meraviglia, che misura bene la temperatura barocca sul problema della
conoscenza, si avvantaggia dell’uso della potenza contemplativa dell’in­
telletto rispetto agli altri rapporti tra passioni e manifestazioni fisiche.
Ma questa possibilità di convivenza di dati fantastici con modelli rea­
li non ci mette al riparo dal porci una domanda: è pensabile un mostro
in natura? la mente umana è in grado di evocare al proprio interno qual­
cosa che non ha i mezzi per concepire? la familiarità che mostrano «fo r­
me bizzarre e straordinarie» con elementi di vero richiede una colloca­
zione precisa della straordinarietà, dell’eccezione, che è sempre conta­
minazione, assemblaggio, mescolanza di parti vere con parti false. Che
si regge su un’apertura disinvolta alla «meraviglia» come
curiositas-,
i
mostri naturali «sono sì radi che le cose rade in natura si dicon ‘mo­
stri’» 5.
Ma non è semplicemente così, nel senso che la fantasia, facoltà non
sintetica, rappresenta qualcosa di vero e falso insieme, o meglio fornisce
una rappresentazione verosimile di un reale non falso, ma inesistente.
Quando parliamo dell’oggetto chimerico parliamo di un oggetto che af­
frontiamo dal punto di vista dell’esistenza o dal punto di vista dell’idea?
Della sua immagine, della sua rappresentazione?
5
Sul rapporto tra poesia c pittura si veda il classico R.W. Lee,
Ut pictura poesis. La teoria
umanistica della pittura,
tr. it. Firenze, 1974.
4 G. VICO,
Scienza nuova 1744,
in
Opere
, cit., p. 509. D’ora in poi
Sn44.
5 Ivi, p. 688.
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