UNA NATUM
SECUM IPSA DISCORS
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manda con piacere le passioni, così come l’uomo le combatte e la bestia
ne è schiava.
Queste figure distorte dall’utilizzo di ingegno costringono l’uomo a
farsi domande sulle proprie specifiche caratteristiche di umano, anche
rispetto a ll’ipotesi di un corpo difforme. E il caso esemplare del satiro,
riportato dalle favole poetiche, che
poiché la natura degli uomini così fatti sta quasi a metà strada tra quella
umana e quella bestiale, hanno rappresentato con l’aspetto di satiri coloro
che ridono sconsideratamente e senza misura16.
Nella stesura del 1725 i Satiri vengono identificati con le divinità mi
nori, vale a dire le divinità dei plebei, e vengono collocati insieme a Pan
che, dio selvaggio nume di tutti i Satiri, è per Vico il carattere universa
le delle nature discordi
(secum ipsa discors).
Nella parte dedicata al
Prin
cipio d ei Mostri p oetici
Vico teorizza che gli uomini allo stato ferino, quel
li che usano il raziocinio quasi meno delle bestie, uniscono in una sola
idea due corpi di specie diverse, così come il satiro unisce natura di uo
mo e insieme di capra. Ma il meccanismo che ci permette di concepire
l’unione di due specie diverse dipende dalla mancata individuazione del
le proprietà dei corpi, realizzando così una sorta di metafora corporea.
E questo è insieme anche il primo principio di oscurità delle favole, quel
lo appunto consistente nella formulazione di mostri poetici. Gli uomini,
in questo stadio primordiale, quando
non sappiano estrarre proprietà da’ corpi: ove vogliano unire due diver
se spezie di proprietà di due corpi di spezie diverse, eglino uniranno in una
idea essi corpi17.
Il
secondo principio di oscurità delle favole, strettamente legato al
primo, è quello delle metamorfosi, simile a quello dei mostri perché con
facente allo stesso meccanismo cognitivo:
se questi stessi uomini non sappiano spiegare che un corpo ha preso la
proprietà d’un altro corpo di spezie diversa, per la quale egli abbia perduto
quella della sua spezie, perché non sanno astrarre le proprietà da’ loro su
bietti, essi immagineranno un corpo in altro cangiato18.
Il
«carattere d iscorde» è rappresentato da una collocazione nel pre
umano, anche se - ed è cosa di non poca importanza - , la figura del
16 Ivi, p. 67.
17
Sn25,
p. 1111.
18 Ivi, p. 1112.