UNA NATURA
SECVM IPSA DISC.ORS
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tico scrittor d’annali, e l’usò senza scienza, perocché egli il rapporta in sen
so: ‘se i nobili imparentassero co’ plebei24.
Introdurre una figura mitologica come quella del Satiro all’interno del
la descrizione di un movimento storico è molto significativa: il mostro è
la trasformazione, la trasmutazione della natura umana, è un assaggio ra
pido della natura bestiale, ma sicuramente non è un capriccio o un’argu
zia della natura, perché si formula come una poetica fantasia del ‘passag
gio’, il passaggio all’umano, certo, ma anche alla capacità di sintesi, alla
città, al matrimonio solenne, alla potenza dell’eroe. Dal mostro, nato da
connubi non stabili, si passa all’eroe, a Ercole, che sopportò tra le sue fa
tiche anche quella di andare per il mondo «spegnendo mostri, uomini nel
l’aspetto, e bestie ne’ lor costumi»25, che «esce in furore col tingersi del
sangue di Nesso il centauro - appunto il mostro delle plebi di due d i
scordi nature che dice Livio, - cioè tra furori civili comunica i connubi
alla plebe e si contamina del sangue plebeo, e’n tal guisa si muore»26.
Insediare elementi mostruosi, eccentrici, al momento della nascita di
uno dei tre momenti dell
'inhumare
(matrimoni, sepolture, religioni)
comporta prima di tutto un atteggiamento di serenità rispetto alla qua
lità del «fantastico». Significa liberare il sogno dalle ingerenze dell’in
ganno e dargli stabilità rispetto alle incertezze dell’illusione. Il linguag
gio filosofico non può più affrancarsi dalla sua origine primaria, quella
legata alla formulazione dell'immagine come insieme di dati relativi al
corpo. E in questo sta anche l’originalità del sistema vichiano: la mente
sopporta la vicinanza con il corpo, la convivenza della ragione con il sen
so, quasi un antidoto a quel razionalismo che «assidera gli ingegni» e con
tro il quale Vico si scaglia nella celebre lettera a Esteban27. La formula
zione fantastica produce una forma di astrazione e di universalità che
riassume quella necessaria per la formazione del concetto, ma che non
si ottiene con un processo astrattivo razionale28.
Il
mostro non è più la bestia, ma deve accorpare questa bestialità con
altrettanta umanità generando una natura incerta e discorde con la pro
pria essenza, e per farlo mette insieme sì umano e bestiale, ma anche dio
e uomo, anche patrizio e plebeo. Perché Pan, carattere universale del-
24
Sn44,
p. 688.
25 Ivi, p. 684.
26 Ivi, p. 744.
27 Cfr. M. Pia,
Ifondatori delle nazioni,
Pisa, 2003.
28 Cfr.
G . PATELLA,
«In principio era il corpo». Vico e l’origine dell’estetica moderna,
in
Giambattista Vico nel suo tempo e nel nostro,
a cura di M. Agrimi, Napoli, 1999, pp. 477-503.