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MANUELA SANNA
Perramento ferino, nasce dall’abbandono di Penelope ai Proci? Perché
solo mostri di doppia natura possono provenire da unioni carnali tra pa­
trizi e plebei, così come dal connubio con barbari stranieri, come quel­
lo che genera il Minotauro dall’unione tra Pasife e un toro.
Ecco allora una delle caratteristiche più specifiche dei
monstra-,
l’im­
possibilità di esibire una identità unica e certa, una
definitio
univoca, una
generatio
inequivocabile. È l’appello alla capacità di sintesi che l’ingegno
non può ancora operare, ma grazie alla quale si ipotizza il passaggio, la
trasformazione nel nuovo. Se si pensa all’ampio dibattito europeo di que­
gli anni che si esprimeva nella ricerca di una definizione rispondente a
un criterio di evidenza, di deducibilità e di certezza, si capisce anche co­
me il mostro contravvenga a queste regole. Questa definizione di tipo
genetico, a differenza della definizione reale o nominale, ci permette di
partecipare alla costruzione stessa della cosa e, in quanto tale, da sola ci
garantisce la scienza. È il tema analizzato nel paragrafo sull
'Origine e v e­
rità d elle scienze
nel
De antiquissima-,
quando la mente raccoglie gli elementi di quel vero che contempla, non
può non verificarsi che renda vere le cose che conosce. Quindi, poiché il fi­
sico non è in grado di definire le cose secondo verità, cioè attribuire alle co­
se la loro propria natura e farle secondo verità - cosa che di fatto è conces­
sa a Dio ma è impossibile per l’uomo - , allora definisce i nomi e, così come
Dio, senza alcun sostrato e come dal nulla crea, come fossero cose, il punto,
la linea, la superficie [...]. Allorché all’uomo viene negata la possibilità di
cogliere gli elementi delle cose, dai quali le cose stesse ricevono certo esi­
stenza, egli si finge elementi di parole, dai quali scaturiscono idee che non
generano alcuna controversia. E questo lo scorsero bene i sapienti autori la­
tini; infatti, sappiamo che i Romani usavano in maniera indifferente le espres­
sioni
quaestio nominis
e
quaestio definitionis
, e non si convincevano di aver
trovato una definizione se non quando la parola che veniva fuori era in gra­
do di suscitarne l’idea nella maggioranza degli uomini.
Concepire perfettamente una cosa equivale alla possibilità di fornire
di quella cosa una definizione certa, che racchiuda in sé la causa gene­
ratrice della cosa stessa, che riesca a riprodurla. Per esempio, il colore
non possiamo concepirlo - anzi, dovremmo guardarci bene dal farlo - ,
allora possiamo sentirlo semplicemente, e questo ci impedisce di for­
mulare giudizi erronei.
Vale la pena di ricordare che la sensazione soggettiva della colora­
zione sarà cara a tutta la teorizzazione moderna, e resa problematica al
massimo a partire da Leibniz, che s’interrogherà ripetutamente sulla pos­
sibilità di spiegare a parole elementi concettuali come i colori: come per
esempio spiegare a un cieco dalla nascita cosa sia il colore rosso.
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