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MANUELA SANNA
co che per i primi uomini corrisponde all’unica strumentazione cogni
tiva.
L’alterazione e la contraffazione producono immagini di figure nuo
ve operate dalla fantasia; d ’altra parte, non ci sarebbe concesso immagi
nare se fossimo privi di memoria. Vico ritorna con un esempio visivo:
nessun pittore ha mai dipinto specie di piante e di animali di cui la natu
ra non gli abbia offerto il modello; e, quanto a questi ippogrifi e centauri, es
si sono, sostanzialmente, cose vere, esistenti in natura, commiste col falso55.
Perché
natura
e
ingenium
sono - ricorda Vico - sinonimi in latino, «for
se perché la natura umana è caratterizzata dall’ingegno, a cui è proprio
- facoltà negata ai bruti - veder la simmetria
(rerum commensum
) delle
cose, quale sia idonea, quale conveniente, quale onesta, quale turpe». L’in
gegno scopre i rapporti di somiglianza fra le cose e le bestie sono prive di
questa possibilità, perché questi rapporti di somiglianza all’uomo sono ne
cessari per soddisfare i bisogni della vita e devono trovare un proprio spa
zio tra quel che i sensi manifestano e le necessità da soddisfare. E proprio
per questo che l’ingegno è una facoltà intellettiva primaria, che si svilup
pa a partire dall’esperienza originaria della selva, ed è sempre per questo
che si unisce intimamente alla successiva operazione dell’agire.
Queste
fabulae
sono per l’uomo la possibilità di intendere un diver
so linguaggio e di conservarne la possibilità di parlarlo: non linguaggi in
sé, ma solo rimandi a una percezione «corposa» della realtà, e perciò ge
nerativa e fertile. Di una produttività che la rende non meno vera della
materia filosofica o storica; Vico fa suggestivamente sua la formula ari
stotelica quando dice che
i falsi poetici sono gli stessi che i veri in generale de’ filosofi, con la sola
differenza che quelli sono astratti e questi vestiti d ’immagini [...] . Il vero de’
poeti è in un certo modo più vero del vero degli storici, perché è un vero
nella sua forma ottima, e ’l vero degli storici sovente è vero per capriccio,
per necessità, per fortuna54.
Così come, ancora a livello comparativo, Vico definirà il vero poetico
un «vero metafisico» rispetto al quale il vero fisico «dee tenersi a luogo
di falso»55, per finire nel paradosso che il Goffredo rappresentato poeti
camente da Torquato Tasso è il vero capitano di guerra e tutti i capitani
che non si ispirano a questo modello non sono veri capitani di guerra.
De ant.,
p. 295.
54
Stt25,
p. 1151.
55
Sn44,
p. 513.