FABRIZIO LOMONACO
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netico per la conoscenza e la comprensione di ogni realtà», cui si con-
nette «l’idea dinamica dello sviluppo continuo dell’umanità, come de-
rivante da un impulso di vita totalmente interiore». Eppure, il limite di
questa «filosofia» sta nella pretesa, documentata dalla
Metafisica
, di
aver raggiunto la verità perfetta e di poter, quindi, presentare il pro-
prio
sistema
come «conclusione finale» e, perciò, definitiva del proces-
so storico. Subordinate, infatti, le precedenti teorie filosofiche alla ve-
rità della propria metafisica, la storicità del sapere è riferita solo al pas-
sato. Si perde, allora, ogni possibile consapevolezza del processo infi-
nito del sapere, quella «continuità infinita» che rende possibile l’appli-
cazione dell’«idea storicistica» e la difesa dal «difetto» teorico della
concezione storica di Hegel, nonostante «l’infinitismo inerente alla sua
concezione dialettica»
3
. Nasce proprio in contrasto con tale modello il
perseguito ideale della «continuità» di sviluppo delle formazioni cul-
turali che in Mondolfo – non senza esiti problematici sul piano teorico
e storiografico – incontra l’esigenza stessa di storicità del conoscere
umano. In proposito, è certo utile notare la specificità dell’impostazio-
ne mondolfiana anche in relazione ad altre esperienze del Novecento
italiano. È opportuno, innanzitutto, ricordare la riproposizione del
saggio su Aristotele del 1925 nei
Momenti del pensiero greco e cristiano
del 1964, in un volume che, a Napoli, inaugura la «Collana di filoso-
fia» dell’editore Morano, fondata e diretta da E. Paolo Lamanna e Pie-
tro Piovani, accomunati dalla convinzione che «alla filosofia contem-
poranea […] la verità appare assai più bisogno ansioso di verità che
rivelazione di concettuali veri manifestabili in sistematica totalità»
4
. E
proprio Piovani sarebbe ritornato, per suo conto, sul modello tradizio-
nale di storia della filosofia, denunciando in pagine ben note di
Filo-
sofia e storia delle idee
(1965), l’«aristotelismo storico-filosofico», il
modo, cioè, «con cui la valutazione delle posizioni speculative prece-
denti è tutta
in funzione
della posizione speculativa da cui si parte».
Da qui il rischio di concepire la
verità
della propria filosofia come
l’
unica
di tutta la storia della filosofia, come accade in Hegel, che Pio-
vani richiama, sottolineandone con acutezza la «strumentalità di ogni
3
R. M
ONDOLFO
,
Problemi e metodi di ricerca nella Storia della Filosofia
, Firenze,
1952, pp. 27-28, 32-33 e I
D
.,
Intorno alla Storia della Filosofia
, in «Rivista Critica di
Storia della Filosofia» XII (1957) 2, pp. 211 sgg. e pp. 229-230.
4
I
D
.,
Momenti del pensiero greco e cristiano
, Napoli, 1964 (in retro di copertina,
pagina non numerata).
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