GIANGALEAZZOVISCONTI
110
È la visione rinascimentale dell’uomo che, raggiungendo, pur tra
cadute ed errori, una sempre maggiore razionalità, crea la sua storia,
che è la manifestazione del divino realizzato dalla razionalità umana.
Perché la Teologia del Vico, come egli stesso chiarisce, è «una
Teologia
Civile della Divina Provvedenza
» e «una
dimostrazione
[…]
di fatto
istorico della Provvedenza
»
10
. È dunque una Teologia «
di fatto istorico
»
e «
civile
», perché Dio si rivela nella
storia
e nella vita degli
uomini
.
Così, Vico amplia la sfera dell’umano e delle umane azioni. È nella storia
che, attraverso la razionalità umana, favilla di Dio, agisce e si manifesta
la divina Provvidenza. È una visione nuova. È nella storia degli uomini
che occorre avvertire – religiosamente
animam ad Eam vertere –
la
divina Provvidenza e la Sua bontà infinita.
Lo che faccendo i
Leggitori
pruoveranno un
divino piacere
, in
questo
mortal corpo di contemplare nelle Divine Idee questo Mondo delle Nazioni
per tutta la distesa de’ loro
luoghi
,
tempi
e varietà
11
.
È il «
divino piacere
», la gioia luminosa e sublime di leggere il pensie-
ro eterno di Dio nella trascorrente e vivida storia degli uomini. Cosi la
storia fatta dagli uomini acquista uno
spessore divino
, e ne scaturisce il
riconoscimento dell’
alto e divino
valore della razionalità umana e delle
azioni degli uomini che fanno la storia. È il vertice del pensiero vichiano.
Era stata la scoperta del ‘divino’ nella natura di Galilei, ed è ora la sco-
perta del ‘divino’ nella storia degli uomini del Vico.
Ma la sua vita tramontava. Nel 1720 aveva scritto il
De uno
, un’ope-
ra di carattere giuridico ed ‘ufficiale’, da valere cioè come titolo di
concorso per il conferimento della cattedra primaria mattutina di leggi
con salario di seicento scudi l’anno, e per questo, soltanto cioè per
motivi di opportunità, il
De uno
esibisce sempre le grafie ‘ufficiali’ –
oggi diremmo accademiche –
auctor
e
auctoritas
. Eppure, è proprio nel
De uno
che il Vico, fermo nei suoi princìpi, sostiene e ribadisce l’etimo
di questi due termini da
αυτός
e non da
augeo
:
l’uomo questa auctoritas, quale è in Dio la Aseitas
[l’essersi fatto da sé].
Per questa Sua
Aseitas Dio è il vertice di tutto il creato, per questa sua auctoritas l’uomo è il vertice di
tutte le creature mortali
»
(
De uno
, caput XCIII).
10
Sn30
, p. 148;
Principj di Scienza nuova…
, cit., prima stampa, pp. 120-121 e 145;
Sn44
, capovv. 342 e 385.
11
Sn30
, p. 130;
Principj di Scienza nuova…
, cit., prima stampa, p. 122;
Sn44
,
capov. 345.