HOBBESANAPOLI(1661-1744)
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putava l’assenza di un lavoro completo sulla fortuna di Hobbes in Ita-
lia anche al fatto che si sarebbe trattata, per non pochi casi, della storia
di una ‘cattiva’ fortuna, dato che molti degli autori settecenteschi che
ebbero occasione di citare Hobbes lo avevano fatto in chiave polemica,
a volte avendo di Hobbes solo una conoscenza indiretta
4
.
Lo stato della ricerca ci ha spinto a ripercorrere la storia della rice-
zione di Hobbes a Napoli iniziando da un grande autore come Vico; e
a partire da Vico, tentare di ricostruire sia il periodo anteriore, alla lu-
ce della categoria del «previchismo»
5
, sia quello posteriore, sulla scia
tracciata dalla fortuna di Vico nel terzo quarto del Settecento napole-
tano. Questa strategia ha raddoppiato le motivazioni della ricerca, ma
anche l’attesa di possibili esiti.
Una ricerca sulla ricezione vichiana di Hobbes, condotta nel più
ampio contesto della fortuna di Hobbes a Napoli tra Sei e Settecento,
ha dovuto tenere in considerazione i differenti «modi» o «livelli» – nel-
l’espressione di Garin – in cui il confronto fra Hobbes e Vico poteva
essere posto
6
. Mentre, da una parte, l’impresa di un confronto ideale,
oggettivo, fra i due pensatori, poteva – e anche
doveva
– prescindere
da un’analisi del «che cosa» Vico avesse effettivamente letto di Hob-
bes e di «come» l’avesse letto; dall’altra parte, una ricerca sulla ricezio-
ne vichiana delle opere di Hobbes doveva tenere presenti entrambi i
livelli. Nell’uno come nell’altro caso, come si vedrà nelle conclusioni
del presente articolo, l’
affaire
Hobbes-Vico resta un’occasione imper-
dibile per mettere a fuoco l’entità di quelle ‘domande’ della tradizione
filosofica che costituiscono uno dei punti chiave degli studi vichiani
negli ultimi venticinque anni
7
. Fare i conti con un Vico che aveva, in
4
E. G
ARIN
,
Appunti per una storia…
, cit., p. 514.
5
Cfr. B. D
E
G
IOVANNI
,
Filosofia e diritto in
Francesco D’Andrea. Contributo alla
storia del previchismo
, Milano, 1958; N. B
ADALONI
,
Introduzione a Giambattista Vico
,
Milano, 1961; P. P
IOVANI
,
Il Centro di Studi Vichiani
, in questo «Bollettino» I (1971),
pp. 5-19.
6
«Ci si può porre […] il preciso problema dell’azione reale di un pensatore sul-
l’altro, per esempio di che cosa e come Vico ha letto – se pur l’ha letto – di Hobbes, o
di quali mediatori si è valso, e quindi di come Hobbes circolava, e operava, nel mondo
di Vico. E ci si può chiedere – se i due pensatori appartengono a mondi culturali vi-
cini, o addirittura allo stesso mondo culturale – come hanno risposto a domande ana-
loghe, o identiche; e come si strutturano le loro costruzioni, l’una rispetto all’altra»
(E. G
ARIN
,
A proposito di Vico e Hobbes
, in questo «Bollettino» VIII, 1978, p. 107).
7
Come scrive Giuseppe Cacciatore, nel nuovo corso degli studi vichiani «si è sem-
pre più imposto […] uno sforzo di ricontestualizzazione storica, accompagnato da una
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