EMILIO SERGIO
116
un modo o nell’altro, una conoscenza dei capisaldi dell’antropologia,
dell’etica e della politica di Hobbes; che subì il fascino di alcuni aspetti
della sua vita e che, soprattutto, nella redazione della
Scienza nuova
pose Hobbes tra gli autori da superare e da combattere, ma non senza
averne carpito il pensiero, può aiutare a comprendere con rinnovata
attenzione non solo il superamento vichiano dell’antropologia hobbe-
siana, ma anche il senso della ‘via media’ che Vico intese proporre, dal
Diritto universale
alla
Scienza nuova
, in seno al dibattito (filosofico,
teologico e politico) su razionalismo ed empirismo, giusnaturalismo e
convenzionalismo, razionalismo e volontarismo.
Nell’affrontare il primo dei ‘livelli’ di analisi –
se
e
come
Vico abbia
letto Hobbes –, non si può fare a meno di gettare uno sguardo sui pri-
mi, possibili mediatori di cui Vico può essersi servito per conoscere il
pensiero di Hobbes: sul modo, cioè, in cui Hobbes «circolava, e ope-
rava, nel mondo di Vico», in particolare nel previchismo napoletano.
2.
Hobbes e l’Accademia degli Investiganti (1661-1697)
. Nell’espe-
rienza scientifica dell’Accademia degli Investiganti, Hobbes è ricorda-
to soprattutto come il promotore e il seguace della filosofia naturale di
Galileo, Descartes, Gassendi. Il fondatore dell’Accademia, Tommaso
Cornelio (1614-1684), conosceva dottrine specifiche della fisica mate-
rilettura sistematica dei testi […]; infatti, solo grazie ad un paziente lavoro di ricogni-
zione dei testi, di ricostruzione più attenta delle fonti antiche e contemporanee di
Vico, di ricontestualizzazione, infine, della sua filosofia nel suo tempo […] è diventato
più agevole liberare Vico da una serie di luoghi comuni condizionati, innanzitutto, dal-
la categoria del precorrimento» (G.
C
ACCIATORE
,
Interpretazioni storicistiche della
Scienza nuova, in questo «Bollettino» XXXIV, 2004, p. 5). Già nella sua
Presentazione
al lavoro di Montano (M
ONTANO
,
op. cit.
, pp. 9-16), Cacciatore ha avuto modo di sot-
tolineare la fecondità di un confronto fra Vico e Hobbes, in cui gli elementi di diver-
genza rilevati costituiscono un banco di prova per misurare la natura e la portata delle
tesi vichiane (sul
verum-factum
, sul ruolo dell’erramento ferino, sul rapporto
veteres-re-
centiores
, sul significato della teologia civile «ragionata» della provvidenza, sulle diverse
forme di governo etc.). Del più ampio dibattito sulla ricerca vichiana, cfr. G. C
ACCIATO
-
RE
,
Vico e Dilthey. La storia dell’esperienza umana come relazione fondante di conoscere e
fare
, in questo «Bollettino» IX (1979), pp. 35-68; S. O
TTO
,
Giambattista Vico: razionalità
e fantasia
, ivi, XVII-XVIII (1987-1988), pp. 5-26; F. L
OMONACO
,
Vico tra diritto, politica
e storia: note sulle prospettive attuali della ricerca in Italia (1980-1986)
, in
Vico in Italia e
in Germania. Letture e prospettive
, a cura di G. Cacciatore e G. Cantillo, Napoli, 1993,
pp. 401-424; G. C
ACCIATORE
– S. C
AIANIELLO
,
Vico anti-moderno?
, in questo «Bollet-
tino» XXVI-XXVII (1996-1997), pp. 205-218; G. C
ACCIATORE
– F. T
ESSITORE
,
Alcuni
‘storicisti’ tra ‘devoti’ e ‘iconoclasti’ vichiani
, ivi, pp. 219-225.