EMILIO SERGIO
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Appartengono a questa schiera degli intellettuali come Giambattista
Capasso (1683-1735), Nicola Capasso (1671-1745), Vincenzo d’Ippoli-
to e Serafino Biscardi (1643-1711). Giambattista Capasso, ad esempio,
restituiva di Hobbes un’immagine più equilibrata, avendo intuito che
accusare Hobbes di ateismo avrebbe impedito di poterlo usare come
strumento teorico in favore di una politica regalista e antifeudale,
condivisa anche da altri membri della cultura napoletana
16
.
Nel 1728 Capasso pubblicava una
Historiae Philosophiae Synopsis
.
L’articolo su Hobbes era preceduto, oltre che dal nome di Gassendi,
da un articolo su Spinoza, la cui filosofia era equiparata ad una forma
«oscura», e tuttavia «virtuosa» di ateismo
17
.
Verso Hobbes, Capasso non lanciava direttamente l’accusa di ateo e
di eretico, riportandola piuttosto come un’
opinio
altrui. Di fronte ai
giudizi negativi di Parker e di Rapin, secondo i quali la filosofia di
Hobbes oscillava fra l’epicureismo e l’aristotelismo, Capasso faceva
notare che, al contrario, Hobbes era poco riconducibile ad uno spirito
di setta. L’autore a cui sentiva di accostarlo era Gassendi, non trovan-
do elementi per definirlo aristotelico o cartesiano
18
. Capasso si serviva
16
«A Napoli Hobbes aveva suscitato largo interesse perché poteva fornire armi
teoriche alla politica regalista», e per questo «era opportuno evitargli la definizione
dell’ateista che l’avrebbe screditato e messo fuori gioco» (P. Z
AMBELLI
,
La formazione
filosofica di Antonio Genovesi
, Napoli, 1972, p. 101). Del resto, accusare Hobbes di
ateismo avrebbe significato condannare parte della cultura filosofica napoletana
precedente.
17
G. C
APASSO
,
Historiae Philosophiae Synopsis
, Neapoli, Typis Felicis Muscae,
1728, lib. IV, cap. XI, pp. 394-399. Capasso non si vietava di scrivere che Spinoza ave-
va sostenuto l’ideale della
libertas philosophandi
(p. 395), che il suo ateismo aveva col-
pito solo quei pochi discepoli che vollero farsene schiavi («Terterrimum suum Athei-
smi virus non aeque in omnes evomebat, sed in eos tantum, qui ei discipulos se manci-
pabant», p. 396); che si trattava di un filosofo animato da vero amore per la verità e la
scienza, che coltivò con spirito geometrico e senza l’ausilio di maestri («Cum autem
Geometricum haberet spiritum, nec praeceptores […] & ille tamen summo sciendi
amore arderet», p. 394), e che negli ultimi momenti della sua vita quelli che lo fre-
quentarono videro in lui un fervore religioso («Fertur, Spinozam ante mortem saepe
dixisse:
Deus propitius, esto mihi misero peccatori
», p. 396). Sulla
Synopsis
, cfr.
Z
AMBELLI
,
op. cit.
, pp. 95-104.
18
«Unde hic notandum, quod secta, quae de conditoris nomine Hobbesiana dicta
est, nonnisi de Morali disciplina intelligenda est; in Physicis enim, et in metaphysicis
peculiare Systema condidisse, dici non potest. Cum igitur nec Aristoteli, nec Cartesio
assensus fuerit, nec novum aliquod Systema confecerit; contra vero cum Gassendo
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