EMILIO SERGIO
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meno
,
e meno soddisfacendoci ciò, che se n’era scritto
; stabilimmo finalmen-
te
da ben venti anni
fa di
non legger più libri
; come ultimamente risapem-
mo, aver fatto
con giusto sforzo
, ma con
infelice evento
l’Inghilese
Tomma-
so Obbes
; il quale in
questa parte
credette di
accrescere la Greca Filosofia
; e
se
ne
vantava co’ suoi dotti amici
, che,
se esso, come quelli, avesse seguitato
a leggere gli Scrittori, non sarebbe più d’ogniuno di essi
35
.
La nostra attenzione si concentrerà in seguito su due sole parole:
l’avverbio «ultimamente» e il passato remoto «risapemmo». Da queste
due parole può dipendere la soluzione di un nodo cruciale della storio-
grafia vichiana: il problema, cioè, di un’eventuale lettura diretta, da
parte di Vico, delle opere di Hobbes.
Su tale questione, la tendenza che finora è invalsa è che, in assenza
di prove documentarie che accertino l’esistenza di una lettura diretta,
si debba optare per l’ipotesi di una lettura indiretta; ipotesi che sareb-
be in parte suffragata dall’assenza di Hobbes nell’elenco delle fonti
vichiane citate nell’
Autobiografia
, nonché dal fatto che lo stesso Vico
avrebbe fornito nella Degnità
XXXI
della
Scienza nuova
del 1744 la
fonte indiretta da cui poteva avere attinto notizie su Hobbes: il
De
novis inventis
(1700) di Georg Pasch.
Tal principio di cose, tra i suoi fieri e violenti, non seppe vedere Tom-
maso Obbes, perché ne andò a truovar i princìpi errando col ‘caso’
del suo
Epicuro; onde, con quanto magnanimo sforzo, con altrettanto infelice even-
to, credette d’accrescere la Greca Filosofia di questa gran parte, della quale
certamente aveva mancato (come riferisce
Giorgio Paschio, De eruditis huius
saeculi inventis
), di considerar l’uomo in tutta la società del gener umano
36
.
35
G. V
ICO
,
Scienza nuova
1730, a cura di P. Cristofolini con la collaborazione di
M. Sanna, Napoli, 2004, libro I, p. 122.
36
I
D
.,
Scienza nuova
1744, in Opere, 2 voll., a cura di A. Battistini, Milano, 1990,
vol. I, Degnità
XXXI
, § 179, pp. 507-508; d’ora in poi
Sn44
. L’ipotesi di una lettura
indiretta (mediata da Pasch, e forse da Cumberland e Pufendorf) dell’opera di Hobbes
segue una tendenza che da Croce, passando per Fisch, Nicolini, Garin e molti altri,
giunge fino ai giorni nostri. La principale ragione del persistere di tale tendenza risiede
nella circostanza, ripetuta da Leon Pompa nella recente edizione inglese della
Scienza
nuova prima
(1725), che «there is not such evidence that Vico’s knowledge of Hobbes
was based on any first-hand reading of his texts» (
Vico – The First New Science
,
Cambridge, 2002, p. 4, nota 6). Su questa linea, cfr. F. F
OCHER
,
Vico e Hobbes
,
Napoli, 1977; H
ÖSLE
,
op. cit.
, che considera ancora irrisolta la domanda se Vico abbia
o no letto direttamente Hobbes; M
ONTANO
,
op. cit.
, pp. 42-44; F. R
ATTO
,
Materiali
per un confronto: Hobbes-Vico
, cit., pp. 22-23.
1...,118,119,120,121,122,123,124,125,126,127 129,130,131,132,133,134,135,136,137,138,...244