HOBBESANAPOLI(1661-1744)
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Aderendo a questa linea interpretativa, Nicolini commentava il pas-
so della
Scienza nuova
1730 con alcune suggestioni che confermavano
l’esclusione di una lettura diretta di opere di Hobbes. Dice Nicolini:
non saprei dire poi dove il Vico trovasse la notizia che lo Hobbes si
vantava di avere da tempo tralasciato di leggere qualunque libro. Può dar-
si che un passaggio del genere, chissà quanto inesatto, gli pervenisse per
trasmissione orale
37
.
Senza dubbio, la tesi che la notizia citata da Vico sia frutto di una
sua personale rielaborazione non è più sostenibile. Le parole di Vico,
infatti, sono un calco quasi esatto di un passo della
Vitae Hobbianae
auctarium
, un’autobiografia di Hobbes contenuta nella
Thomae
Hobbes Malmesburiensis angli philosophi Vita
, la cui edizione del 1682
era posseduta da Valletta:
Lectio ejus pro tanto aetatis decursu non magna; Authores versabat
paucos, sed tamen Optimos.
Homerus, Virgilius, Thucydides, Euclides
, illi
in deliciis erant. Ingentem Librorum supellectilem, qua superbiunt Biblio-
thecae, non magni fecit, cum Mortales plerumque pecorum ritu antece-
dentium insistentes vestigiis, vix extra tritas calles & semitas ab ipsis
Ad una lettura esclusivamente ‘filologica’ degli scritti nicoliniani sul rapporto
Hobbes-Vico, potrebbe sembrare inspiegabile perché, accanto al netto rifiuto dell’ipo-
tesi di una lettura diretta, Nicolini ceda all’impulso di leggere in alcuni passi della
Scienza nuova
una ‘inconsapevole’ esplicitazione di temi hobbesiani (F.
N
ICOLINI
,
Commento storico
, cit., vol. I, pp. 84, 108, 117, 174), e addirittura di ipotizzare che
Shaftesbury gli abbia fatto mostra del
Leviathan
(v.
supra
, nota 30); così come potreb-
be sembrare inspiegabile che, nella prima serie dei suoi
Saggi vichiani
(Bari, 1955, pp.
27-28), Nicolini, pur restando fermo sulla tesi di una lettura indiretta, si pronunci
esplicitamente in favore di una ‘infatuazione’ vichiana per Hobbes, mediata dall’in-
teresse per Pufendorf (di analogo tenore è la
Premessa
a
La religiosità in G. Vico
, cit.,
pp. 12-13, in cui dice che fonte della tesi vichiana dell’erramento ferino non furono «al
certo le opere dei Santi Padri, bensì […] il quinto libro dell’ateistico
De rerum natura
di Lucrezio e gli scritti di Thomas Hobbes e Samuele Pufendorf»). In realtà il para-
dosso è apparente: nel negare l’ipotesi di una lettura diretta, Nicolini ragiona da filo-
logo, laddove nel sostenere la tesi di un’affinità Hobbes-Vico egli si sposta sul piano
dell’interpretazione dei contenuti. Cfr. F. N
ICOLINI
,
Di alcuni rapporti ideali tra il Vico
e lo Hobbes, con qualche riferimento al Machiavelli
, in «Atti della Accademia Ponta-
niana» I (1949), pp. 25-39; I
D
.,
Hobbes, Vico e una postilla inedita alla Scienza nuova
,
in «Atti della Reale Accademia Pontaniana di Scienze Morali e Politiche della Società
Reale di Napoli» XVI (1942), pp. 238-249.
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F. N
ICOLINI
,
Commento storico…
, cit., vol. I, pp. 159-160.
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