EMILIO SERGIO
130
quorum Tutelae & Regimini subsunt, praestitutas, evagari audeant; Cum
etiam qui omnem illam scriptorum varietatem, qua Artes & Scientiae
exultant diligentius introspiciat; ubique inveniet ejusdem Rei Repetitiones
infinitas, Tractandi modis diversas, Inventione praeoccupatas; ut omnia
primo intuitu numerosa, facto examine pauca reperiantur.
Quin & illud
saepe dicere solitus est, quod si tantum libris incubuisset, quantum alii e
literatis vulgo faciunt, eadem cum illis ignorantia laborasset
38
.
Presa di per sé, una coincidenza così precisa autorizzerebbe a sup-
porre che Vico abbia letto quest’opera. È una coincidenza che sugge-
risce l’immagine di un Vico interessato non solo all’opera, ma anche ad
aspetti della vita intellettuale del filosofo «Inghilese», con i quali tro-
vava un’evidente sintonia. È una traccia che costringe in qualche modo
a rimettere in gioco quello che era ormai considerato un dato acquisito
della storiografia vichiana: l’assenza, cioè, di prove documentarie di
una lettura diretta da parte di Vico di opere hobbesiane. L’ipotesi di
un Vico lettore della
Vita
di Hobbes, del resto, candiderebbe Vico
anche a potenziale lettore dell’altra opera hobbesiana del fondo Vallet-
ta, cioè il
De cive
39
.
38
T. H
OBBES
,
Vitae Hobbianae Auctarium
, in
Thomae Hobbes Angli Malmes-
buriensis philosophi Vita
, Carolopoli, Apud Eleutherium Anglicum, 1682, p. 42. Da
questo passo Vico potrebbe aver appreso anche la notizia, riportata in
Vici Vindiciae
(v.
supra
, nota 34), che Hobbes si «gloriava» (
gloriabatur
) «tra i suoi amici letterati e
tra i suoi contemporanei […] di essere stato […]
l’iniziatore
di quella dottrina [del
diritto naturale delle genti]». Fonti ‘primariae’ della
Vitae Hobbianae Auctarium
sono
l’Epistola al Lettore del
De Cive
(1642), e l’
Epistola Dedicatoria
del
De Corpore
(1655),
in cui Hobbes scriveva che la filosofia civile non era più antica del suo
De Cive
(«Sed
philosophia civilis multo magis adhuc; ut quae antiquior non sit […] libro quem
De
Cive
ipse scripsi»). Ma su tale questione v.
infra
, nota 44.
39
Che copia della
Vita
di Hobbes si trovasse nella collezione di Valletta, era una
circostanza prevedibile: dopo la morte di Hobbes, numerose furono le iniziative
editoriali di raccolte biografiche e autobiografiche a lui dedicate. Ricordiamo: 1)
Vita
Carmine expressa
, un’autobiografia in versi di Hobbes, composta intorno al 1672,
stampata una prima volta a Londra nel 1679 col titolo di
Thomas Hobbesii Malmes-
buriensis Vita, Authore Seipso
, e una seconda e terza volta nella
Thomae Hobbes Angli
Malmesburiensis Philosophi Vita
(1681, 1682); 2)
Vitae Hobbianae Auctarium
, un’auto-
biografia preparata con materiali forniti dallo stesso Hobbes (affidati da Hobbes a
John Aubrey, il quale li restituì a Hobbes due anni prima della sua morte), che uscì
nella raccolta dal titolo di
Thomae Hobbes Angli Malmesburiensis Philosophi Vita
(Carolopoli, Apud Eleutherium Anglicum, in 8°, 1681, e in 4°, 1682). Dalla bozza
ricevuta da Hobbes Aubrey preparò i materiali per la sua
Life of Mr. Thomas Hobbes