HOBBESANAPOLI(1661-1744)
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Quia & illud saepe dicere solitus est, quod si tantum libris incu-
buisset, quantum alii e Literatis vulgo faciunt, eadem cum illis ignorantia la-
borasset.
Vita Hobbesii,
pag. 112
43
.
Questi dati trasformavano la
vexata quaestio
in un ‘nodo gordiano’,
dal quale si era obbligati a scegliere una delle due tendenze interpreta-
tive: 1) seguendo la linea critica di Nicolini dell’esclusione di una lettura
diretta, si poteva
dimostrare
che Vico aveva saputo «ultimamente», at-
traverso la
Synopsis
di Capasso, della riluttanza hobbesiana a leggere
molti libri; e ciò non era altro che una notizia ‘risaputa’, probabilmente
su trasmissione orale, attraverso i dotti napoletani vicini a Vico, come
Valletta e Doria, lettori correnti del
Journal des Sçavans
e del
Diction-
naire
44
; 2) oppure, perseguendo l’ipotesi di una lettura diretta delle
opere hobbesiane, si poteva dimostrare che nel 1728-29, nella
Synopsis
,
Vico aveva letto il ‘memorabile’ detto hobbesiano, e al contempo,
avan-
zare l’ipotesi
che Vico avesse già
saputo
, molti anni prima, attraverso una
lettura diretta della
Vita
di Hobbes, anteriore o coeva al 1712, quella
che il
Journal des Sçavans
riportava come «une de ses plus grandes
maximes». In quest’ultima linea interpretativa, la
Vita
di Hobbes costi-
tuirebbe
fonte comune
di Capasso, di Vico, di Hagen, di Bayle e del-
l’anonimo recensore del
Journal des Sçavans
! E l’uso del passato remo-
to «risapemmo» starebbe ad indicare una circostanza ben precisa: os-
43
P. B
AYLE
,
Dictionnaire historique et critique
, Rotterdam, chez Reinier Laers,
1702, ora in
Œuvres diverses: Volumes supplementaires, 1.1.
, a cura di E. Labrousse,
Hildesheim, 1982, p. 777, note
O
e 53. Erudito e appassionato bibliofilo, Bayle non
poté fare a meno di mostrare un velato disappunto per il detto hobbesiano, imputan-
done le ragioni alla longevità del filosofo e all’«ingenuità» dei suoi biografi. Del
Dictionnaire
non c’è traccia nel fondo Valletta; tuttavia si trattava di opera di larghis-
sima diffusione: Vico stesso la citava nel
De Universi Juris
(1720), insieme al
Principe
di Machiavelli, al
De Cive
di Hobbes e al
Tractatus
di Spinoza; e Capasso, come si è
detto, se ne serviva come fonte di notizie (C
APASSO
,
op. cit.
, p. 403).
44
Si noti che l’altra ‘celebre’ notizia (allegata nel passo della
Vitae Hobbianae
Auctarium
, e riportata da Vico in
Vici Vindiciae
, v.
supra
, note 34 e 38), che Hobbes si
«gloriava» di essere stato «
l’iniziatore
» della dottrina del «diritto naturale delle genti»,
non ricorre né nel
Dictionnaire
di Bayle, né nel
Journal des Sçavans
; ricorre tuttavia
nella
Synopsis
di Capasso: «Conring. de Civ. Prud. c. 14. in fine:
Anglus Hobbes libro
Elementorum Philosophorum de Cive edito non dubitavit hisce verbis gloriari: Physica
res novitia est, sed Philosophia Civilis multo adhuc magis, ut antiquior non sit libro,
quem de Cive scripsi
» (
op. cit
., p. 405). Ciò prova che Vico avesse letto la
Synopsis
con
una certa attenzione (si noti la coincidenza lessicale con il verbo
gloriarsi
).
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