HOBBESANAPOLI(1661-1744)
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della storiografia vichiana in cui il semplice dato statistico, filologico
acquista significato solo se ricondotto all’interpretazione, data sul piano
oggettivo, dei sistemi filosofici degli autori esaminati. Senza una chiara
cognizione di ciò, non sarebbe possibile spiegare perché Vico cancellava
dal 1725 al 1730 ben diciotto occorrenze del nome di «Obbes» dalla
Scienza nuova
, lasciando però intatta la ‘filigrana’ dei contenuti.
A riguardo, la nostra interpretazione non differisce sostanzialmente
da quella proposta da Giuseppe Cacciatore e da Aniello Montano in
Storia e convenzione. Vico
contra
Hobbes
(Napoli, 1996). Se nella
Scienza nuova
si può parlare di un interesse vichiano per Hobbes,
questo si esprime nei termini di un interesse
negativo
, nutrito in chiave
polemica, nell’intento di concentrare in Hobbes il punto di congiun-
zione di più di una tradizione filosofica (epicureo-lucreziana o utilita-
ristica e materialistica, e anti-provvidenzialistica), che Vico intendeva
superare e combattere. Come già lasciava intendere Ferruccio Focher,
Hobbes era per Vico una sorta di avversario ideale, in quanto costitui-
va l’emblema di due differenti serie di autori (e di tendenze filosofiche)
con cui intendeva fare i conti
45
. Così, se nella
Scienza nuova
si può par-
lare di imprescindibilità della prospettiva lucreziano-hobbesiana, lo è
unicamente nei termini della funzione
negativa
assunta da quest’ultima
nella
pars destruens
dell’opera vichiana. Lo studio di Montano ha di-
mostrato ampiamente che la maggior parte delle presunte ‘affinità’ fra
Hobbes e Vico (risalenti a Nicolini)
46
si riducono a consonanze di su-
perficie, di tipo formale, che distraggono dalle profonde differenze esi-
stenti tra i sistemi dei due autori. In questa prospettiva, la ‘raschiatura’
nominale operata su Hobbes nelle edizioni della
Scienza nuova
suc-
cessive al 1725 non può che essere interpretata come un indizio della
preoccupazione, da parte di Vico, che la
Scienza nuova
potesse essere
equivocata come una semplice ‘cristianizzazione’ della tesi lucreziano-
hobbesiana; e che la ripetuta presenza di Hobbes nella
pars destruens
potesse generare il sospetto che essa avesse un ruolo attivo nella
pars
construens
47
.
45
F
OCHER
,
op. cit.
, p. 34.
46
A partire dal celebre
erramento ferino
, che in Hobbes rappresenta una condizio-
ne originaria e immodificabile della natura umana, mentre in Vico costituisce solo uno
stadio particolare, non originario, limitato nel tempo e nello spazio, della storia del-
l’umanità.
47
La preoccupazione di Vico trova un’involontaria fondatezza in uno dei suoi tar-
di discepoli, Emmanuele Duni (1716-1781), il quale, neanche vent’anni dopo la morte